Siamo a metà anno scolastico e sta per cominciare l’ultimo quadrimestre, quello realmente decisivo per voti e promozioni. Il boom di bocciature degli ultimi tempi (ad esempio nel 2008/2009 circa 15 mila bambini non sono passati all’anno successivo) mostra come il problema dell’insuccesso a scuola sia più frequente di quanto si pensi.
Molti genitori si trovano alle prese con figli con generici disturbi dell’apprendimento, che sbuffano invece di concentrarsi sui libri e che non sembrano aver voglia di recuperare i cattivi voti della prima pagella dell’anno.
Molti psicologi e pedagoghi hanno messo in evidenza come lo scarso rendimento scolastico, l’incapacità di impegnarsi nello studio, la scarsa voglia o il rifiuto di andare a scuola siano dovuti molto spesso alla mancanza di uno scopo valido, significativo, capace di attirare e soddisfare chi lo persegue. Questo tipo di mancanze potrebbe poi protrarsi fino alla maturità, con gravi problemi di integrazione sociale dell’individuo.
È dunque importante trovare il modo di migliorare il rapporto che il figlio ha con lo studio, oltre che mostrare interesse per il suo rendimento scolastico.
Quello che si dovrebbe fare è aiutare i figli a trovare dentro di sè la sorgente della soddisfazione che alimenta la voglia di studiare, in secondo luogo cercare di trasmettergli l’amore per la cultura e per il sapere, un modo per farlo potrebbe essere quello di leggere insieme a loro storie e favole.
Premiarli con complimenti e incoraggiamenti e a volte fare qualche regalino potrebbe, specie quando sono più piccoli, accrescere la loro dedizione per lo studio. Non bisogna però esagerare con questi comportamenti di gratificazione, perché i bambini potrebbero non riuscire più ad impegnarsi nello studio senza la presenza di un rendiconto immediato.
Studiare poi accanto al proprio figlio non deve diventare un’abitudine né oltrepassare i normali e dovuti ausili che il genitore deve offrire quando il bambino ne ha bisogno; crescendo infatti il ragazzo potrebbe non essere in grado di intraprendere attività in maniera autonoma.
Molti studenti, infine, hanno l’abitudine di studiare con la radio, la televisione accesa, con la chat o la pagina del proprio profilo aperte, oppure interrompono lo studio troppo frequentemente.
Anche qui, nel caso di scarso rendimento scolastico, è consigliabile scoraggiare questa pratica, che spesso nasconde un rifiuto, camuffato e parziale, dello studio ed il desiderio di fare altre cose ben più piacevoli.
Se il problema di vostro figlio poi è la reale incapacità e inadeguatezza dell’istituto e dell’educazione che riceve, potreste provare ad integrare tali mancanze a casa, con l’ausilio di filmati, documentari o videogiochi che abbiano un risvolto educativo.
2 commenti su “Cosa fare se vostro figlio non ha voglia di studiare?”