Tubercolosi dura da combattere, definita per questo multi resistente, e particolarmente sviluppata nel vecchio continente.
Questo il risultato del report (Tuberculosis surveillance in Europe 2009) presentato dall’European centre for disease prevention and control (Ecdc) e dalla regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi, che si svolgerà il prossimo 24 marzo.
La tubercolosi è una malattia infettiva causata da micobatteri, in particolare dal Mycobacterium tuberculosis, chiamato anche Bacillo di Koch.
Nella forma più comune colpisce in particolare i polmoni (tubercolosi polmonare), ma può anche interessare l’intestino, il sistema nervoso centrale, il sistema linfatico, l’apparato circolatorio, l’apparato genito-urinario, le ossa, le articolazioni e persino la pelle.
Si presenta generalmente con febbre, sudorazione e tendenza ad affaticarsi, sintomi che nel caso della tubercolosi polmonare si aggiungono ai dolori toracici, alla tosse e all’emottisi.
Prima dell’introduzione degli antibiotici, questa malattia era una delle principali cause di morte nella popolazione.
Ora, l’allarme, lanciato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, deriva dal fatto che in Europa si registrano le incidenze più elevate, così come un minore successo nelle cure. A peggiorare questo quadro è il fatto che i casi di contagio sono aumentati soprattutto tra i bambini.
Questo ha quindi portato le organizzazioni su menzionate a mettere a punto un Piano continentale per la Mdr-TB e per affrontare i problemi di prevenzione e controllo della Tbc adatto ai bambini, considerando che i luoghi dove la malattia si è propagata maggiormente sono le scuole.
L’allentamento dello stato di attenzione nei confronti della tubercolosi, insieme ad una minore diffusione delle competenze specialistiche per affrontarla, è stata la conseguenza del fatto che dopo la seconda guerra mondiale, sia in Italia che negli altri paesi europei, i casi di contagio erano notevolmente diminuiti. Bisogna ora rimediare in fretta a queste mancanze, fornendo innanzitutto una nuova formazione ai medici di base e di famiglia, affinchè siano in grado di riconoscere velocemente i sintomi della malattia e i fattori di rischio che possono riattivarla dallo stato di latenza.
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