Ci sono genitori troppo apprensivi. È normale guardare il proprio cucciolo crescere e sentire la necessità di proteggerlo da tutto, questo però non deve impedirgli di fare le sue esperienze (ovviamente in base all’età). Spesso però non è così semplice trovare una misura. È proprio vero: il lavoro di genitore s’impara solo sul campo e sbagliando. Attenzione però perché una donna è stata condannata a un anno e quattro mesi per essere stata troppo ansiosa.
Una mamma di Ferrara è stata condannata per aver riempito troppo di cure il suo bimbo. Le sue attenzioni sono state tali da rallentarne lo sviluppo psicofisico del bimbo, perché lo ha allontanato dal resto del mondo, ovvero dall’asilo, dagli altri bambini e anche dal padre, separato dalla donna. Insieme a lei è stato condannato anche il nonno (che però ha avuto il condono).
Secondo la Suprema Corte, l’iperprotezione e l’ipercura (questi i termini utilizzati dal giudice) costituiscono reato di maltrattamento come altre forme di vessazione dei minori. Mamma e nonno hanno protestato, sostenendo che il bambino fosse molto felice. Ora possiamo solo commentare questa sentenza per i dati che abbiamo e da quanto emerge, il piccolo non aveva neppure imparato a camminare bene, perché trattato come fosse un neonato.
L’altro neo è l’isolamento dal padre. Ricordiamo che due genitori che si separano, non separano il figlio dall’ex coniuge, cosa che purtroppo accade spesso, come in questo caso. La figura del padre è stata quasi cancellata (gli venivano anche impediti gli incontri). Ma c’è di più. È stato cancellato anche il cognome del papà. A discolpa di questa mamma e di questo nonno una cosa bisogna dirla: non c’è mai stata l’intenzione di far del male volontario al bambino, ma anche il troppo amore può fare male.
Inoltre, i maestri delle elementari e gli assistenti sociali hanno in diverse occasioni fatto presente che le metodiche educative non erano opportune, ma i due tutori non ne hanno voluto sapere. Questo è stato il risultato.
[ Fonte: LaStampa]
Bowlby, il padre della cosiddetta Teoria dell’Attaccamento infantile, direbbe che un genitore deve riuscire ad essere una “base sicura” per il bambino, non ostacolare i tentativi di esplorazione dell’ambiente del proprio figlio, pur essendo attento e disponibile a prestare aiuto e rifornimento affettivo nei casi in cui il bambino avverta la necessità di riavvicinamento.
A questo genere di comportamento corrisponderebbe un organizzazione dello stile di attaccamento del bambino di tipo “sicuro”, condizione necessaria, per lo sviluppo di una personalità sana.
Molti genitori al contrario, non riescono a tollerare che il bambino esplori l’ambiente, aumentando la propria autonomia, perchè il solo fatto di non avere una vicinanza fisica costante e controllabile con il proprio figlio crea loro ansia e malessere. Uno stile educativo ipercontrollante non fa che rendere il bambino insicuro e preoccupato nei confronti della realtà esterna, con cui non si è mai confrontato.