Il mio piccolo ometto compirà tre anni fra pochi giorni ed è finalmente arrivato anche per lui (noi) il momento di togliere il pannolino. Sono sempre più numerosi infatti gli amici e i parenti che notando il suo sederino rigonfio mi guardano con aria stupita canzonando, allo stesso tempo e bonariamente, mio figlio: “Ma come! Ancora con il pannolino?”. Non vi nascondo, care amiche, che in queste circostanze il mio imbarazzo è notevole; non che io pensi di essere in ritardo rispetto a questa fondamentale tappa dello sviluppo ma devo ammettere che per me l’attraversarla si sta rivelando più difficile del previsto.
I tentativi che ho condotto finora infatti sono stati a dir poco timidi e con i miei blandi inviti a ricorrere all’uso del water non ho ottenuto altro che pipì e popò sparse per tutta la casa al punto da rimpiangere i giorni in cui il mio ormai vecchio cane era cucciolo. Inoltre non riesco a resistere che poche ore prima di rimettergli il pannolino ricorrendo a mille stupidi pretesti, alcuni dei quali decisamente risibili come il timore che si faccia male al pisellino cadendo (!) o di forzare la mano ignorando le sue esigenze (e se fosse ancora presto per lui?).
A volte mi chiedo però se la mia reticenza non sia piuttosto legata a un timore più profondo e inconsapevole che mai avrei creduto di provare nella mia esperienza di mamma, almeno non adesso; e cioè che il mio piccolo cresca e smetta di essere il mio cucciolo adorato in tutto e per tutto dipendente da me, che pure ho sempre sostenuto e continuo a ripetere, anche a suo padre, che il compito di un genitore è aiutare il proprio figlio a diventare grande e non a restare piccolo.
Quello che è certo è che si tratta di un mio problema che devo assolutamente superare prima che accada quello che una mia spiritosa nipote ha profetizzato: “Zia-mi ha detto-se continua così finirà che un giorno tuo figlio ti chiederà di cambiargli il pannolino prima che arrivi la sua ragazza!”