I tic sono dei movimenti che il bambino compie in maniera del tutto involontaria e che gli esperti dividono in semplici e complessi, motori e verbali. I tic motori semplici, per intenderci, consistono in movimenti brevi e sempre uguali del viso o degli arti come strizzare gli occhi, ammiccare, piegare la testa di lato, fare smorfie; i tic verbali semplici consistono nel tossire, sbuffare, raschiare la gola, tirare col naso. Fra i tic vocali complessi rientra invece la ripetizione di parole fuori contesto.
Quando il tic fa la comparsa nella vita del bambino questo è motivo di grande ansia per noi genitori ed in effetti è un segno che va attenzionato poichè rappresenta un “sistema” cui il bambino ricorre per sfogare ansia e tensione emotiva. E’ quindi opportuno, se capita a nostro figlio, rivolgersi al pediatra per sentirne il parere.
In genere, se il problema non si risolve spontaneamente entro breve tempo, viene consigliata la visita neuropsichiatrica per escludere eventuali cause fisiologiche o il consulto con uno psicologo che possa aiutare il piccolo a scaricare la tensione in modo più sano evitando che il disturbo si protragga fino all’adolescenza.
Sembra però che i tic nervosi siano molto più diffusi di quanto non si pensi e che, nella maggior parte dei casi, non debbano preoccupare eccessivamente e tendano a risolversi spontaneamente con lo sviluppo. A sostenere questa tesi è uno studio spagnolo, pubblicato sulla rivista scientifica Pediatric Neurology, secondo il quale il 17 per cento dei bambini in età scolare è affetto da un tic nervoso spesso talmente lieve da risultare impercettibile.
Il campione considerato è molto vasto (1200 bambini) ed è composto da bambini di scuole elementari e medie. Il disturbo si manifesta più di frequente nei maschietti che nelle femmine. Ma come dobbiamo comportarci se nostro figlio ha un tic? Regola numero uno: mantenere la calma.
Cerchiamo di non mostrarci preoccupati, non facciamo “pesare” al bambino quanto gli accade (ricordiamo che non lo fa di proposito) e soprattutto non rimproveriamolo. Riprenderlo, specialmente davanti agli altri, potrebbe avere solo l’effetto di aumentare la frequenza del tic o, peggio, indurre il piccolo a tentare di nasconderlo generando in lui/lei altra ansia.
Incoraggiamolo invece, rendiamolo più autonomo e lodiamolo per i risultati ottenuti nello svolgimento di piccoli compiti quali rimettere a posto i suoi giochi, lavarsi o vestirsi da solo. Mostriamogli di credere in lui e nelle sue capacità.
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