Se pensate che la varietà del vocabolario dei bambini sia influenzato solo dalle parole imparate a scuola o scambiate con i genitori in casa, è vero, ma solo in parte: ad arricchirlo e migliorarlo una serie di indizi non verbali che consentono loro di riuscire a legare i termini all’ambiente ed alle situazioni che si trovano a vivere. In base ad una nuova ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” a contare nella varietà del ventaglio di parole utilizzate dai bambini ci sarebbe anche la qualità degli scambi scambi verbali effettuati con genitori, maestre e chiunque abbia a che fare con loro quotidianamente, oltre che la loro quantità.
sviluppo del linguaggio
Se la mamma è obesa i bambini possono avere minori abilità verbali
Il peso della mamma in gravidanza incide sulla salute del bebè, anche durante il corso della sua crescita. È un tema che abbiamo trattato diverse volte e che ci sentiamo di riprendere in vista di un nuovo studio, che ha mostrato una nuova faccia. Sono numerose le donne che scherzano sui 20 chili accumulati durante la gestazione. Purtroppo, non sono un gioco.
I bambini apprendono il linguaggio nel pancione di mamma.
I bambini imparano il linguaggio nel pancione di mamma. Sono ancora là dentro eppure ci ascoltano con attenzione e soprattutto, come piccole spugne, fanno loro tutto quello che avvertono. A sostenerlo è uno studio dell’Università di Washington, che ha mostrato quanto i bimbi di poche ore siano già in grado di distinguere i suoni di una lingua apparentemente sconosciuta.
I neonati capiscono le parole sin dai primi giorni di vita
Le basi per lo sviluppo del linguaggio si pongono già al momento della nascita e i bambini hanno già perfetta consapevolezza del tono delle parole che gli vengono rivolte. Lo hanno confermato diversi studi ma lo sanno bene le mamme che pur sapendo che il loro piccolo non potrà certamente rispondere e non capirà il contenuto dei discorsi che vengono loro rivolti, gli comunicano tutto il loro amore con parole dolci e di affetto. Parole che i bambini però possono già riconoscere e, in qualche modo, memorizzare.
I neonati infatti riconoscono le parole già a pochi giorni di vita. A dimostrarlo è uno studio in parte italiano condotto all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine su 44 neonati nei giorni immediatamente successivi alla nascita. Gli studiosi erano già consapevoli, grazie ad alcuni studi condotti in passato, che al momento della nascita sono attive aree del cervello coinvolte nell’ascolto delle parole; quello che restava da stabilire era se i neonati sono anche in grado di memorizzare e riconoscere le parole ascoltate.
Imparare a parlare, dalla fase pre-linguistica alle prime parole
Quanto avete atteso la prima parola e soprattutto che emozione quando avete udito un goffo “mamma” o un “papà” (che in molti casi assomiglia a un “pappa”). Nel primo anno di vita i bambini attraversano una fase molto speciale, chiamata pre-linguistica durante cui sono in grado di comprendere ciò che gli viene detto, ma non il significato delle parole.
I bambini capiscono la loro mamma anche se parla una lingua sconosciuta
I nostri figli ci capiscono anche se parliamo loro una lingua sconosciuta. Sarebbe infatti il tono con cui pronunciamo le parole ad incidere sulla loro capacità di comprensione di ciò che diciamo e non la lingua in cui lo pronunciamo.
A dimostrarlo è uno studio condotto presso la Scuola universitaria di Psicologia dell’Università di Cardiff (in Gran Bretagna) e pubblicato sulla rivista scientifica Cognitive Development. La studio è stato coordinato dalla dottoressa Merideth Gattis ed ha coinvolto un campione di bambini di un anno di età e le loro rispettive mamme.
I neonati riconoscono le regole grammaticali a 4 mesi
I neonati sono un universo meraviglioso: a pochi giorni dalla nascita sanno fare già tantissime cose. Alcune ci sembrano normali, ma se ragionate sulla quantità d’informazioni che un piccolino apprende in poco tempo, so che resterete stupite. È di oggi la notizia che i bambini già a 4 mesi sono in grado di identificare le regole grammaticali di una lingua straniera. A sostenerlo è uno studio, finanziato dalla Ue pubblicato sulla rivista ‘PLoS One’.
Sono state analizzate le capacità da parte dei piccoli di capire la dipendenza tra sillabe non adiacenti. È stato così che i ricercatori del Max Planck Institut hanno iniziato a insegnare a bambini tedeschi di 4 mesi alcuni rudimenti d’italiano. Per poco più di tre minuti, i piccoli hanno ascoltato alcune frasi in cui comparivano due semplici costruzioni: ‘sta X-ando’ (ad esempio ‘il fratello sta cantando’), e ‘può X-are’ (‘la sorella può cantare’). Se ci pensate non è una cosa poi così straordinaria: i bambini bilingue, da piccoli, rispondo agli input di entrambi i genitori.
Scambi culturali con l’estero per ragazzi e bambini
È un truismo dire che imparare una lingua straniera da bambini è molto più semplice che da adulti. I bambini che per un motivo o per l’altro sono a contatto con più di un tipo di linguaggio, riescono ad apprenderlo in modo più veloce ed efficace. E’ questo il caso ad esempio del bilinguismo dei genitori, per cui, se la seconda lingua straniera è utilizzata in maniera frequente e disinvolta da entrambi durante lo sviluppo del linguaggio del bambino, quest’ultimo acquisirà una competenza vantaggiosa e utile, di cui andrà sicuramente fiero da grande.
Alcuni studiosi hanno affermato che anche imparare un dialetto oltre alla lingua madre può essere considerato un training per sviluppare più facilmente la capacità di parlare una lingua straniera e di cambiare agilmente dall’una all’altra.
Ma se questo è utile per una maggiore plasticità cerebrale, il dialetto non è certo, a meno di giustificate eccezioni, una lingua conveniente a livello lavorativo.
Quindi, siccome oggi conoscere una lingua straniera, almeno l’inglese, è necessario per inserirsi nel mondo del lavoro ed essere competitivi in qualsiasi attività, molti genitori, prendono in considerazione l’opzione della vacanza-studio o degli scambi culturali.
Linguaggio e metafore influenzano il comportamento dei bambini
Genitori, attenzione alle parole da scegliere quando si parla con i bambini. Anche quando si descrivono i personaggi dei racconti: il cattivo della storia (perché è cattivo, come ci si comporta con lui), la bella (è protagonista solo per la sua bellezza o per altro), l’eroe (cosa ha fatto per essere coraggioso), etc. Perché?
L’uso del linguaggio è importante per l’orientamento del pensiero: nel senso, attraverso il modo di usare le parole, di scegliere il registro linguistico si trasmettono tradizioni e culture, ma anche abitudini comportamentali nei confronti di aspetti della vita e della società. Il linguaggio agisce sui nostri comportamenti, sulle nostre scelte e sui modi di percepire la realtà; insomma il linguaggio influenza ed educa.
I genitori che si rapportano e parlano con i figli, rispondendo ai loro primi “perché” e spiegando loro situazioni e significati, dovrebbero considerare questo fatto, destinando particolare attenzione inoltre all’uso delle metafore insite nei discorsi o nelle narrazioni di realtà o di fantasia rivolti al bambino.
Ruolo del dialetto nello sviluppo del linguaggio nel bambino
Iniziare a parlare è una tappa fondamentale della vita di ogni persona.
Quando un bambino comincia a parlare, dopo i suoi primi “balbettii“, qualcosa di più profondo di lui viene allo scoperto, con molta più nitidezza la sua personalità prende forma. Le prime parole e le prime espressioni sono stampate nella testa di ogni genitore, che attende con impazienza sin dai primi mesi di sentire la sua voce.
E ogni giorno i genitori si rendono conto (specie quando a volte capita di sentirgli ripetere parolacce) di quanto sia importante adottare davanti e con lui un linguaggio opportuno, in modo da non creargli problemi di adattamento, che valgono come qualsiasi altro disturbo dell’espressione del linguaggio, una volta inserito in qualsivoglia contesto sociale.
Ogni bambino ha i propri tempi
Molte mamme, tutte direi, si fanno delle domande circa lo sviluppo del proprio bambino soprattutto nei primi tre anni di vita: quando riuscirà a mettersi seduto da solo, quando inizierà a muovere i primi passi, quando pronucerà le prime parole e così via e spesso quando il bambino tarda rispetto ai coetanei a fare una o più di tali conquiste sono in tante a preoccuparsi, magari temendo in cuor loro che il proprio cucciolo abbia qualche problema nello sviluppo motorio piuttosto che del linguaggio e così via.
Non manca poi chi fa dell’interessato catastrofismo, e mi limito a dire questo, aggiungendo ansia ai normali di timori di una madre. Se è vero però che lo sviluppo infantile procede secondo tappe ben individuabili nel tempo, è altrettanto vero che ogni bambino ha i propri tempi e che questi devono essere rispettati per non correre il rischio di “patologizzare” qualcosa che patologico non è.
Il bambino sa parlare ma si rifiuta, che fare?
Alcuni bambini si rifiutano di parlare anche quando sono perfettamente in grado di farlo e la loro mamma lo sa per certo. L’atteggiamento a cui ci riferiamo dunque non ha nulla a che vedere con eventuali problemi o ritardi di linguaggio ma dipende unicamente da un vezzo del piccolo che per ottenere ciò che vuole indica gli oggetti e tira per la giacca.
In questi casi ignorare il piccolo o fingere di non capire le sue richieste non è sempre opportuno mentre lo è sicuramente ricorrere al dialogo perchè comprenda che la comunicazione verbale è importantissima non solo per far capire agli altri i propri bisogni ma anche per comunicare i propri pensieri e stati d’animo.
Quando il piccolo indica un oggetto che desidera avere o un luogo dove desidera andare, per esempio, prima di soddisfare la sua richiesta soffermatevi un attimo a parlare con lui/lei per dirgli proprio questo e fargli presente che non sempre vi è possibile capire cosa desidera da voi se non lo esprime chiaramente a parole. Non dimenticate mai di fargli i complimenti invece quando si decide a parlare.
La lallazione del bambino, perchè è importante
Ieri vi abbiamo parlato dello sviluppo del linguaggio nel bambino; oggi approfondiremo una delle tappe di tale prodigioso percorso cui già avevamo fatto cenno, ovvero la cosidetta lallazione che fa la propria comparsa intorno al 4°- 5° mese di vita quando il bambino comincia ad emettere le prime sillabe e a ripeterle in serie. Anche in questo caso importante tenere presente che ogni bambino ha i propri tempi e quindi questo tipo di attività verbale può fare la propria comparsa anche più tardi senza che questo debba rappresentare una preoccupazione per mamma e papà.
Nonostante i suoni emessi durante la lallazione non abbiano un significato reale, questa è molto importante per lo sviluppo delle capacità comunicative del bambino poiché, attraverso le variazioni del ritmo e del tono con le quali vengono prodotti, diventano funzionali alla espressione di stati d’animo quali gioia, dolore e rabbia. In realtà però il piccolo comincia la lallazione solo in maniera casuale, quando cioè scopre non solo che riprodurre un suono può essere piacevole di per sè, ma può anche servire ad attirare l’attenzione gioiosa e giocosa di tutti coloro che lo circondano.
Lo sviluppo del linguaggio: dal pianto alle prime frasi
Ormai il tuo piccolo ha circa sei mesi e tu sei in trepida attesa della sua prima parola, le tue amiche ti fanno racconti da guinness dei primati sui loro figli che già parlano e sono poco più grandicelli del tuo e tu pensi ma cosa avrà il mio piccolo? Partiamo con il dire che ogni individuo è diverso dall’altro che le tappe dello sviluppo del linguaggio, come quelle dello sviluppo motorio, non seguono un calendario preciso, ma variano da bambino a bambino. Non ce n’è uno più o meno intelligente, è solo una questione di tempi, mio figlio non ha proferito parola fino a circa ventuno mesi, poi un giorno all’improvviso ha iniziato a parlare e non ha più smesso!