Svezzamento: quando offrire i biscotti al bambino

svezzamento e biscotti

I biscotti per bambini sono un nutrimento sicuro per lo svezzamento dei piccoli perché sono digeribili, leggeri, dolci e non contengono uova. Prima dei 6 mesi devono essere privi di glutine, la proteina contenuta nei cereali che può provocare la celiachia nei bambini predisposti.

I biscotti per bambini contengono diverse sostanze nutritive, come le vitamine, soprattutto quelle del gruppo B che aiutano l’organismo a metabolizzare gli zuccheri, quelle del gruppo C, che rafforzano le  difese dell’organismo e quelle del gruppo PP importantissime per la crescita. Nei biscotti per l’infanzia sono presenti anche i sali minerali, soprattutto il calcio e il fosforo, essenziali per lo sviluppo di ossa e dentini, e le proteine, sia di origine animale che vegetale.

Nei biscotti per bambini non ci sono additivi, se si escludono gli agenti lievitanti della farina che servono a favorire la lievitazione e quindi ad accorciare i tempi di fabbricazione, ma non sono nocivi e comunque sono presenti in dosi molto basse. Molti biscotti, inoltre, sono preparati sono con materie provenienti da coltivazioni biologiche, come, ad esempio, cereali pregiati, e non usano i grassi idrogenati, che sono nocivi per la salute.

Alimentazione del bambino: quando dargli la prima pastina

prima pastina al bambino

Grazie ai carboidrati che contiene, la pasta deve essere la base della pappa del bambino, perché è  in grado di rappresentare la fonte primaria di energia dell’organismo; essa contiene anche una discreta quantità di proteine che però non possiedono tutti gli aminoacidi di cui il bambino ha bisogno e che quindi devono essere introdotti con altri alimenti, magari abbinando la pasta ai legumi.

All’inizio è opportuno offrire al bambino la pasta per l’infanzia, in quanto è prodotta con farina diastasata, cioè con l’amido scomposto in particelle più semplici per favorire la digestione al piccolo, pur mantenendo intatto il suo valore nutritivo; essa, inoltre, contiene anche sali minerali e vitamine del gruppo B.

Pur consigliandosi con il pediatra, si può iniziare a dare la pasta al bambino già dai 4 mesi, nella versione senza glutine fino ai 6 o 12 mesi. A 4 mesi si può offrire con quella dal formato piccolo, in modo da essere più digeribile, come il tipo “tempestina” o le “perline”, e da cuocere nel brodo vegetale per farla diventare più saporita. Intorno ai 10 mesi , quando saranno già comparsi i primi dentini, si può dare al bambino la pasta di grano tenero nel formato più grande come i semini, le stelline e gli anellini, magari con l’aggiunta di legumi decorticati. Dopo i 12 mesi può essere proposta la pasta di grano duro, come le pennette, tagliandola in piccoli pezzi.

I seggioloni Chicco

SEggiolone Chicco

Il vostro bimbo sta crescendo ed ha bisogno del seggiolone. In commercio ne esistono tantissimi per tutte le tasche e per tutti i gusti; in questo articolo voglio parlarvi di un’azienda che tutti conosciamo specializzati nella vendita di prodotti per bambini, Chicco.

Cominciamo dal seggiolone chiamato “Chicco 360”, un prodotto molto innovativo e che permette di essere posizionato sul tavolo in diverse posizioni. Le diverse sedute sono state create per seguire il bambino nella sua crescita.

Troviamo infatti:

– la posizione “svezzamento” perfetta per la mamma che deve imboccare il piccolo
– la posizione “a tavola con i grandi”: indicata per i bambini un po’ più grandi. Il seggiolino è rivolto verso il tavolo e permette al bambino una maggiore interazione con quanti si trovano seduti intorno alla tavola
– la posizione “guardo il mondo”: grazie al movimento girevole si più muovere il seggiolone verso quello che desidera osservare

Quando iniziare a dare la carne al bambino

quando dare la carne al bambino

Fin dal primo anno di vita il bambino ha bisogno di proteine per crescere bene, e non c’è niente di meglio della carne, sia bianca che rossa, per fare il pieno di queste sostanze indispensabili per l’organismo. Nella carne si trova la carnitina, una proteina che il corpo usa per produrre energia, e la mioglobina, un’altra proteina che trasporta l’ossigeno ai muscoli.

La carne serve al piccolo anche come fonte di ferro, un minerale essenziale per la formazione dei globuli rossi e per il funzionamento del sistema nervoso, e per aiutare l’organismo a prevenire le infezioni. Il ferro è importante anche per la produzione di emoglobina, una sostanza che serve per trattenere l’ossigeno che viene introdotto con l’aria e poi trasportato nei tessuti. Il bambino ha più bisogno di ferro di un adulto perché il suo organismo è in crescita, e il ferro di origine animale è più assimilabile di quello vegetale.

Intorno ai 5 o 6 mesi si possono dare al bambino dei liofilizzati, e poi degli omogeneizzati, a base di tacchino, coniglio, agnello pollo, cambiano ogni due o tre giorni il tipo di carne in modo di farglieli assaggiare tutti nel giro di un mese. A 7 mesi si può aumentare la dose di omogeneizzato, oppure frullare circa 40 grammi di carne fresca nella pappa; dopo l’anno si può tranquillamente offrire la carne come secondo piatto, tritata o frullata, abbinata alle verdure. Vanno bene sia le carni bianche che quelle rosse, perché contengono sostanze nutritive molto simili, ma è opportuno iniziare con quella bianca perché è più magra, più tenera e digeribile.

Allergie alimentari nel bambino, conoscerle, prevenirle

Taking care of the young

Durante il primo anno di vita il bambino è più esposto al rischio di sviluppare allergie. In questa fase le forme allergiche più diffuse sono quelle di tipo alimentare, ed è per questo motivo che alcuni cibi vanno aggiunti alla dieta del piccolo in un momento successivo, su indicazione del pediatra, tanto più se il bambino è predisposto (se esiste cioè una familiarità per questo tipo di disturbo, come vedremo meglio più avanti). Occorre quindi molta cautela, anche in considerazione del fatto che le allergie alimentari insorte nella primissima infanzia aprono tipicamente la strada ad altre allergie come quella per i pollini o il pelo di animale.

I primi sintomi di allergia nel bambino sono rappresentati da orticaria e arrossamenti, in un secondo momento da problemi intestinali come diarrea o stipsi e successivamente da disturbi respiratori quali rinite, tosse e asma. Sarà il pediatra, con i dovuti accertamenti clinici, a stabilire se il bambino è allergico o meno e decidere la terapia adatta, di solito rappresentata dall’eliminzione dalla dieta quotidiana dell’alimento “incriminato” e di tutto ciò che lo contiene.

Svezzamento vegetariano e vegano: cosa c’è da sapere

svezzamento vegetariano

I vegetariani eliminano dalla propria alimentazione e da quella dei figli, anche in fase di svezzamento, la carne e il pesce, altri, come i vegani e i macrobiotici puri, rifiutano l’uso di molti derivati animali, fino a rinunciare anche al miele.

Il rispetto per la diversità fisica e mentale di un bambino in paragone di un adulto, dovrebbe consigliare la scelta migliore per lui, indipendentemente dalle convinzioni mediche, filosofiche o religiose dei genitori: negli Stati Uniti, alcuni giudici hanno dichiarato che imporre ai figli questo tipo di alimentazione è un vero e proprio abuso di minore, e le statistiche dimostrano che una rigida alimentazione macrobiotica o vegana può danneggiare lo sviluppo del bambino durante il suo primo anno di vita.

Nutrire un lattante con queste regole severe sarebbe difficile anche per un esperto di alimentazione: i bisogni di nutrienti devono essere attentamente panificati e il gran volume dei vegetali e la loro minore digeribilità può dare dei problemi al bambino in fase di crescita. Nella dieta vegana e macrobiotica la scarsezza di acidi grassi riduce la quota calorica, la ricchezza di fibre riduce la disponibilità di alcuni minerali, e la carenza di alcune vitamine, così quella del ferro, vanno integrate con vitamine di sintesi.

Svezzamento, quando cominciare

svezzamento

Fermo restando che sarà il vostro pediatra a dirvi quando cominciare lo svezzamento (o divezzamento), questa importante e delicata fase non comincia in genere prima del 5°-6° mese di vita. Cominciare lo svezzamento si rende necessario perchè con il passare del tempo il latte non basta più a soddisfare le esigenze nutrizionali del bambino che comincia ad aver bisogno non solo di più calorie, ma anche di alimenti maggiormente ricchi di ferro e proteine.

Certamente il latte continua ad avere un ruolo fondamentale nell’alimentazione del piccolo, ma altri cibi cominciano ad affiancarlo o a prenderne il posto, tanto più che la maturazione progressiva dell’apparato digerente, insieme allo sviluppo neuromuscolare, lo rende in grado di assumere altri alimenti.

L’alimentazione del bambino

neonato che mangiaPartiamo dal presupposto che ogni bambino ha tempi diversi ed è fondamentale rispettarli. In linea generale l’inizio dello svezzamento può variare dai 4 ai 6 mesi. Ascoltate sempre il parere del pediatra che potrà dirvi dopo avere visitato il bambino qual è il momento migliore per iniziare a somministrare a vostro figlio i primi cibi solidi.

Secondo le direttive del Ministero della Salute:

Lo svezzamento può iniziare dal 6° mese di vita compiuto del bambino, quando è ormai sicuramente pronto da ogni punto di vista: psichico, motorio, digestivo. Potrà allora accettare il cucchiaino e gestire la deglutizione di cibi densi.