Sofferenza placentare, le cause

sofferenza placentare

La placenta è un vero e proprio organo temporaneo che si forma nell’utero durante la gravidanza con lo scopo di proteggere e nutrire il feto; è un organo che madre e bambino condividono e che rappresenta il primo legame fisico tra i due: essa è costituita infatti per una parte dall’endometrio materno e per un’altra dai villi coriali del feto e al suo interno entrano tanto i vasi sanguigni della madre quanto quelli del nascituro che è collegato alla placenta attraverso il cordone ombelicale.

La placenta si differenzia dall’embrione intorno al terzo mese di gestazione e continua a svilupparsi fino al settimo mese quando appare come un disco di circa 18 cm di diametro e 3-4 di spessore centrale; il peso della placenta dipende da quello del bambino ma si aggira di solito intorno ai 600 grammi. La sua espulsione avviene nella parte terminale del parto, detta secondamento, e avviene al massimo entro un’ora dalla nascita del piccolo a causa della repentina riduzione del volume dell’utero che ne causa lo scollamento dalla parete uterina.

La rottura del sacco amniotico

rottura-del-saccoOggi parliamo della rottura del sacco amniotico, quella che per nove mesi è la culla dove si muove, dorme e vive il tuo piccolo. Come capire se il sacco amniotico si è rotto? Questo è uno dei dubbi maggiormente condivisi dalle donne incinte, di solito si avverte una improvvisa fuoriuscita di liquido dalla vagina, la quantità di liquido è molta e puoi capire che non si tratta di urina perché non ha lo stesso odore forte di quest’ultima. La perdita del liquido può essere minima o sembrare un fiume in piena, oppure può verificarsi che tu possa perdere poco liquido per diversi giorni di seguito.

Questo può avvenire perché il feto che ha già impegnato la testa nel canale del parto può aver diviso le acque. Per questo la perdita del liquido può essere anche minima perché la testa del bimbo ostruisce il passaggio al restante liquido amniotico che si trova sopra di lui.

Lo sport in gravidanza

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Se siete donne abituate a muovervi e a fare sport potete continuare tranquillamente con l’attività fisica anche nel periodo della gravidanza prestando ovviamente maggiore attenzione. Anzitutto è bene ricordare che esistono determinate situazioni in cui viene sconsigliata la pratica di qualsiasi attività sportiva. Quali sono queste situazioni?

– Quelle che impongono il riposo a letto
– Precedenti situazioni di parto prematuro
– Eventuali stati di sofferenza fetale

Il nuoto, che è una ginnastica dolce, è probabilmente l’attività più indicata per le future mamme. L’acqua infatti aiuta a limitare i classici disturbi alle gambe cui le mamme in gravidanza possono andare incontro come problemi circolatori e vene varicose. Inoltre permette un potenziamento di tutti quei muscoli interessati al parto. Molte piscine organizzano dei corsi per gestanti. Non dimentichiamoci poi che gli esercizi di respirazione che solitamente vengono svolti in acqua rappresentano un valido aiuto anche per il feto: fanno sì che gli arrivi più ossigeno. Frequentare una piscina può rivelarsi estremamente salutare anche da un punto di vista piscologico.