È quasi arrivato il momento di tornare tutti sui banchi di scuola. Dico quasi perché il calendario cambia da regione a regione. Oggi ci concentriamo su alcune filastrocche per imparare l’alfabeto. È sicuramente uno degli scogli più grandi per un bambino alle Elementari, ma giocando con le rime sarà un’esperienza abbastanza divertente. Di seguito quattro filastrocche della tradizione popolare orale.
scuola
Caro scuola: eBook Vs Libri
L’anno scolastico e alle porte e chissà, potrebbe essere l’ultimo anno di zaini pesanti e lunghe file nelle librerie. l’e-book sta conquistando nel mondo larghe fette di consenso non solo per leggere il proprio libro preferito durante gli spostamenti in metropolitana, ma anche tra i banchi di scuola. L’intera cartella racchiusa in uno schermo di pochi pollici, nessun albero abbattuto e nessun alibi del tipo “ho dimenticato il libro a casa”.
Scrittura corsiva in via d’estinzione?
Uno spunto per riflettere alla vigilia delle apertura delle scuole. Una percentuale considerevole degli adolescenti di tutto il mondo non utilizza mai o addirittura non sa utilizzare la scrittura in corsivo. C’è da chiedersi se tratta di una normale evoluzione della comunicazione umana oppure di una regressione? Oppure, come sostengono taluni, di un potenziale pericolo per lo sviluppo neuromotorio dei bambini?
L’uso del pc durante l’infanzia condiziona l’abilità di lettura del bambino
Ci sono delle scuole negli Stati Uniti che stanno pensando di sostituire la scrittura con carta e penna con quella digitale. Il computer è parte integrante della vita dei bambini, ma non per questo è sempre uno strumento positivo. Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Gothenburg, l’utilizzo del pc durante la prima infanzia può danneggiare la capacità di lettura.
Sculacciare i bambini li rende più bugiardi
Avete mai dato una sculacciata al vostro bimbo? Capita a molti genitori di sgridare il proprio figlioletto e ogni tanto dare una pacca, magari sul pannolino. Poi ci sono purtroppo adulti che considerano le sberle un metodo educativo. Ovviamente, la violenza non deve e non può essere accettata come strumento per insegnare al piccolo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Bocciare alle elementari, è giusto?
Oggi vorrei partire da un recente fatto di cronaca per affrontare con voi una riflessione: è giusto bocciare un bambino che frequenta ancora la scuola elementare?
Avrete probabilmente letto del caso dei due fratellini senegalesi bocciati in prima e seconda elementare alla scuola “Locatelli” di Bergamo. Il padre, un anno fa, dovette rimandarli in Senegal e li ha riportati in Italia solo a gennaio: i bambini avevano accumulato numerose assenze, ma secondo il padre, al loro rientro, i piccoli sarebbero stati vittime di un “clima sfavorevole” che è culminato nella bocciatura, annunciata fin da marzo.
Scuole chiuse e genitori al lavoro: nonni o centro estivo?
Fine giugno: l’estate è arrivata, la scuola è finita, ma per molti genitori che lavorano le vacanze sono ancora lontane.
Del resto è matematica e, come disse qualcuno, non è un’opinione. Per i bambini, 90 giorni di chiusura delle scuole, per i genitori 30 giorni al massimo di ferie (magari sfoderando anche congedi parentali, permessi accumulati e quant’altro disponibile): il resto, è un gioco di equilibrismo e anche un po’ di prestigio che ripetiamo ogni anno. Perché l’amato pargolo, la luce dei nostri occhi, diventa, per quei fatidici due mesi, anche un bel problema: dove lo metto?
I compiti delle vacanze sono solo uno stress?
La scuola è finita e i nostri bambini, come sempre, sono pieni di compiti. Ma è giusto che stiano sui libri anche in estate o sarebbe meglio lasciarli liberi di divertirsi? Ci sono teorie diverse e spesso insegnati e pediatri sono su fronti opposti.
La dispersione scolastica nelle Superiori italiane
La dispersione scolastica è una piaga dolorosa della scuola dell’obbligo. Per fortuna, però, i dati che emergono dal secondo Rapporto sulla qualità nella scuola, realizzato da Tuttoscuola, la rivista dedicata agli insegnanti, evidenziano un miglioramento generale, che tocca soprattutto gli istituti del Sud e del Mezzogiorno, dove l’abbandono di solito è più alto. Ovviamente sono stati presi in esame diversi parametri oltre alla dispersione, come il valore del patrimonio delle scuole, il precariato, il numero di alunni per classe e le mense scolastiche.
La dispersione si è ridotta del 2,2% a livello nazionale in tre anni. Le regioni in cui i numeri sono ancora elevatissimi sono Campania, Basilicata, Calabria e Puglia. Quindi non arrivano al diploma il 30,3% degli studenti che si sono iscritti alle superiori. Al Nord Ovest si perde per strada il 32,1%. Tre anni prima erano entrambe al 34% (34,9% nel Nord Ovest, 34,3% al Sud).
I gusti dei bambini non sono condizionati da mamma e papà
I gusti e le abitudini alimentari dei bambini dipendono dai genitori? Forse, ma solo in parte. Secondo uno studio condotto dagli esperti della Johns Hopkins University di Baltimora, i figli hanno gusti loro che subiscono l’influenza degli amici e dei pasti serviti alla mensa scolastica. Questa è una novità che sicuramente mette in discussione quello di cui si è stati convinti fino ad oggi.
Per giungere a questa teoria, sono stati analizzati tutti gli studi pubblicati su quest’argomento tra il 1980 e il 2009. Per l’esattezza sono stati considerati i pranzi e le cene domestiche e le relazioni genitori-figli. Inoltre, i ricercatori hanno tenuto in considerazione le influenze culturali (non c’è nulla che più tocchi da vicino la cucina) e le evoluzioni temporali. Con il passare degli anni il ruolo del genitore, in questo settore, si è nettamente indebolito.
Adolescenti italiani, il 21% è semianalfabeta
Lo studio e la cultura sono due strumenti fondamentali per diventare una parte attiva della società. Sapere, conoscere, fare scelte consapevoli e soprattutto essere autonomi. Sono questi gli obiettivi che un bambino deve raggiungere nel corso del suo percorso scolastico. Peccato che, oggi, andare a scuola è considerata una cosa normale, non certo una fortuna. Così normale poi non è, perché il 21% dei ragazzini di 15 anni in Italia è semianalfabeta, ovvero privo delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura.
Nel 2011 sembra un dato incredibile, eppure è stata proprio la Commissione europea a certificare questo problema e a costituire un gruppo di esperti per individuare metodi per migliorare i livelli di alfabetizzazione.
Cosa fare se vostro figlio non ha voglia di studiare?
Siamo a metà anno scolastico e sta per cominciare l’ultimo quadrimestre, quello realmente decisivo per voti e promozioni. Il boom di bocciature degli ultimi tempi (ad esempio nel 2008/2009 circa 15 mila bambini non sono passati all’anno successivo) mostra come il problema dell’insuccesso a scuola sia più frequente di quanto si pensi.
Molti genitori si trovano alle prese con figli con generici disturbi dell’apprendimento, che sbuffano invece di concentrarsi sui libri e che non sembrano aver voglia di recuperare i cattivi voti della prima pagella dell’anno.
Scuola Materna, tagliati i fondi per lo studio dell’Inglese
Imparare l’inglese da piccolissimi per relazionarsi con più facilità alla lingua straniera. Le scuole di tutta Europa stanno discutendo sui programmi didattici, per migliorare l’istruzione delle nuove generazioni. La materia che sta più a cuore è l’inglese, mezzo indispensabile per introdursi nel mondo del lavoro e per comunicare. Esiste un’età giusta per avvicinarsi alla lingua? Se sì, c’è una tecnica più appropriata?
In Francia il ministro dell’Educazione ha annunciato un maxi-investimento nell’insegnamento dell’inglese fin dalla materna, perché gli esperti sostengono che il bambino tra 3 e i 5 anni sia già pronto per studiare una seconda lingua. Infatti, sono necessari schemi mentali che i piccoli si sono già costruiti nel corso della loro breve vita. Purtroppo in Italia non stiamo seguendo l’esempio dei cugini francesi e il motivo è la mancanza, come sempre, di fondi per la scuola pubblica.
Corsi anti-bullismo per i bambini delle Elementari
Non è la prima volta che affrontiamo il tema del bullismo, perché purtroppo nelle scuole (e non solo) è sempre più diffuso. Lo troviamo tra i bambini piccoli, tra i ragazzi più grandi e non fa neppure distinzione di sesso. Esistono però i programmi antibullismo nelle scuole e sono in grado di ridurre fino al 72% il pettegolezzo tra gli studenti, una forma di vessazione verbale che, secondo gli esperti, arriva spesso a sfociare in atti di bullismo fisico, anche in manifestazioni di violenza.
Questo almeno quanto sostiene uno studio dell’Università di Washington e pubblicato su School Psychology Review, da cui si evince che il gossip e le chiacchiere maligne possono scatenare reazioni violente e che tre mesi di corso anti-bulli ha portato ottimi risultati.