Amnioressi, ovvero la rottura manuale del sacco amniotico

amnioressi

Appena ieri vi abbiamo parlato di progressiva medicalizzazione dell’evento parto; sono molti infatti gli interventi medici eseguiti quasi di routine che non sempre invece si rendono necessari. Fra questi l’amnioressi, ovvero la rottura artificiale del sacco amniotico.

La rottura manuale del sacco amniotico (amnioressi o amniotomia) viene praticata dal ginecologo o dall’ostetrica non appena la partoriente ha raggiunto i 7/8 centimetri di dilatazione qualora la rottura delle membrane non sia già avvenuta spontaneamente; spessò però viene eseguita già a 4 cm di dilatazione per accelerare i tempi del travaglio (anche se non sempre questo accade) anche se in realtà vi si dovrebbe ricorrere solo per verificare il colore del liquido amniotico e valutare l’eventuale presenza di sofferenza fetale che richiede l’accelerazione dei tempi della nascita del piccolo.

L’amnioressi viene eseguita con un piccolo strumento simile ad un uncino chiamato amniotomo ed è del tutto indolore essendo la membrana totalmente priva di terminazioni nervose. Tuttavia, una volta che si sono rotte le acque le contrazioni diventano più dolorose; questo avviene perchè la testolina del piccolo, in assenza del cuscinetto d’acqua, preme direttamente sulle terminazioni nervose del collo dell’utero della mamma con il conseguente afflusso di ossitocina e l’intensificazione delle contrazioni stesse.

Un nuovo studio sulla rottura prematura delle acque e complicanze future

rottura prematura delle acque

Secondo i risultati di uno studio condotto dagli scienziati del Kaiser Permanente Southern California Medical Group di Pasadena circa il 5% delle gravidanze si conclude con una rottura delle acque prematura e  se le donne restano di nuovo incinte prima che siano trascorsi perlomeno 18 mesi si espongono ad ulteriori complicanze.

Non solo. Secondo dr. Darios Getahun che ha coordinato lo studio la rottura anticipata delle acque non solo potrebbe causare parto prematuro ma potrebbe anche esporre sia la madre che il piccolo al pericolo di infezioni. Quindi, sebbene ancora ad oggi non sia del tutto chiaro il motivo per cui le acque si rompano prima del previsto sembra invece essere chiaro che incorrere in una gravidanza pochi mesi dopo l’accaduto possa essere pericoloso.

La rottura del sacco amniotico

rottura-del-saccoOggi parliamo della rottura del sacco amniotico, quella che per nove mesi è la culla dove si muove, dorme e vive il tuo piccolo. Come capire se il sacco amniotico si è rotto? Questo è uno dei dubbi maggiormente condivisi dalle donne incinte, di solito si avverte una improvvisa fuoriuscita di liquido dalla vagina, la quantità di liquido è molta e puoi capire che non si tratta di urina perché non ha lo stesso odore forte di quest’ultima. La perdita del liquido può essere minima o sembrare un fiume in piena, oppure può verificarsi che tu possa perdere poco liquido per diversi giorni di seguito.

Questo può avvenire perché il feto che ha già impegnato la testa nel canale del parto può aver diviso le acque. Per questo la perdita del liquido può essere anche minima perché la testa del bimbo ostruisce il passaggio al restante liquido amniotico che si trova sopra di lui.