Ragadi anali gravidanza come prevenirle

Ragadi anali in gravidanza, come prevenirle

Le ragadi anali in gravidanza rappresentano uno dei fastidi legati alla dolce attesa. Prurito, dolore, bruciore e conseguente sanguinamento sono alcuni dei sintomi ad esse legati ed oltre ad un disagio fisico possono, a lungo andare, interferire anche sull’umore peraltro già ballerino durante la gravidanza. Si tratta, inoltre, di un disturbo che, se non trattato, può dare vita ad una patologia cronica. Spesso al centro di poco interesse o, peggio, di poca informazione a riguardo legata anche ad una sorta di vergogna nell’affrontare il problema, le ragadi anali vanno curate, onde evitare spiacevoli conseguenze.

Ragadi anali gravidanza come prevenirle

Ragadi al seno durante l'allattamento, cosa sono e come si curano

Ragadi al seno durante l’allattamento, cosa sono e come si curano

Ragadi al seno durante l'allattamento, cosa sono e come si curano

Chi ha avuto modo di constatare di cosa si tratti sa quanto possano essere dolorose. Le ragadi al seno non sono altro che dei taglietti che si vanno a formare durante l’allattamento intorno al capezzolo, causate dallo scorretto attaccamento del neonato al seno materno. Le ragadi possono essere più o meno gravi: possono, cioè, comparire ed andarsene nel giro di pochi giorni e con pochi fastidi o prolungarsi aggravandosi con annesso dolore e sanguinamento, che si verificano ogni volta che si allatta e che possono dar vita all’insorgenza di infezioni.

Ragadi al seno: come evitarle

ragadi al seno

Le ragadi sono dei taglietti che si formano sul capezzolo della neomamma durante i primi giorni dell’allattamento; generalmente scompaiono nel giro di poco tempo, ma a volte possono diventare talmente dolorose, e a volte addirittura sanguinanti, da scoraggiare la mamma ad allattare il bambino al seno.

Le ragadi si formano soprattutto per due motivi: la postura sbagliata del bambino durante l’allattamento e le poppate troppo lunghe; evitare le ragadi è possibile, basta seguire alcuni facili accorgimenti, come ad esempio consentire al bambino di attaccarsi in modo corretto al capezzolo, vale a dire facendolo attaccare all’intera areola, e non solo alla punta sporgente. Inoltre,  la suzione deve avvenire a capezzoli alteranti e per non più di 15 minuti a seno. Le donne che sono più predisposte alle ragadi sono quelle che hanno il capezzolo retratto, perché è difficile attaccare il bambino in modo corretto, ma si può rimediare utilizzando il paracapezzolo.