Il bambino piange, che faccio? Che cosa vorrà? Non è facile per un neogenitore capire quale sia il problema. Interpretare il pianto del proprio piccolino all’inizio mette una grande ansia. Poi le mamme divento bravissime, ma hanno bisogno di un po’ di tempo.
pianto
I motivi più frequenti per cui il neonato piange
Il pianto del neonato è la sua prima forma di comunicazione oltre che il primo suo mezzo per esprimere esigenze e sentimenti. Di fronte al pianto di un neonato non è sempre facile capire da cosa possa essere scatenato: i neogenitori faranno parecchia fatica a capirlo, almeno nei primi tempi. L’esperienza, fatta di tentativi e di sbagli, farà la sua parte così che anche loro impareranno ad anticipare i bisogni ed a comprendere i segnali lanciati dai propri piccoli. Ma quali sono i motivi più frequenti per cui il neonato piange?
I bambini non vanno lasciati piangere
Il pianto dei bambini: un argomento di cui abbiamo già parlato all’interno di Tutto Mamma. In questo articolo vi abbiamo detto che esistono diversi “tipi di pianto” e soprattutto vi abbiamo consigliato di non lasciare piangere troppo a lungo i vostri bambini.
L’esperta Penelope Leach spiega
Un bambino lasciato solo alla fine smetterà di piangere non perché abbia imparato a dormire felicemente da solo, ma perché è estenuato e non spera più di ottenere aiuto
Gli spasmi affettivi, quando il bambino va in apnea
Cara mamma, ti è mai capitato di rimproverare il tuo bambino e di vedere che lui piange e si dispera a tal punto che alla fine gli manca totalmente il respiro e sembra stia per svenire? Questo tipo di manifestazione si chiama spasmo affettivo ed è un episodio di apnea che può capitare nel bambino dai 6 mesi fino ai 4 anni, anche se l’età in cui avviene più frequentemente è quando il piccolo ne ha due.
Questo tipo di crisi può avvenire secondo due modalità, la cianotica, causata spesso da rimproveri dei genitori, in cui durante l’episodio il bambino assume in volto una colorazione bluastra e la pallida, dovuta ad una paura (caduta etc), in cui il volto del bambino impallidisce. La crisi di solito avviene appunto con uno stimolo che provoca il pianto e successivamente l’arresto del respiro e visto che la respirazione è collegata alla funzione cardiaca, può anche avvenire che il battito rallenti fino quasi a scomparire per una manciata di secondi.
Pianto del neonato: ecco alcuni motivi
Per il neonato, il pianto è il mezzo per comunicare il suo stato di infelicità: sta a chi lo circonda riuscire a distinguere i vari toni del pianto: quello dovuto alla scontentezza da quello dovuto al malessere, oppure quello causato da un dolore, sintomo di un disturbo o di una malattia.
Quando verso i sei mesi il bambino ha già iniziato ad interagire con il mondo, i periodi di pianto si riducono notevolmente: si tratterrà più spesso di pianto irritato, ad esempio contro la propria incapacità fisica di seguire la curiosità, che di quello prodotto dalla stanchezza e dalla malinconia, e ancor meno quello dovuto a malesseri e malattie. In generale, i bambini smettono immediatamente di piangere non appena ricevono l’attenzione di cui hanno bisogno, cioè non appena sono presi in braccio o distratti.
In certi periodi, per evitare di doverli tenere troppo a lungo in braccio, può essere utile usare il marsupio: in questo modo il bambino si sente vicino a qualcuno che lo ama, lo sente parlare attraverso la schiena, partecipa alla sua vita osservando tutto, imparando e curiosando nel mondo, e crescendo in armonia con esso.