Sono parecchie le donne che negli ultimi anni hanno scelto, per il proprio parto, quello in acqua. Si tratta, in sostanza, di dare alla luce il proprio bambino in apposite vasche o piscine create a tale scopo, di dimensioni adatte per consentire un travaglio ed un parto sereno e il più confortevole possibile. Si stima addirittura che una donna su 10 opti attualmente per tale tipologia di parto e che lo scelga sostanzialmente per favorire una nascita il più naturale e meno dolorosa possibile. Ma come al solito non sono tutte rose e fiori, ecco quali sono i pro ed i contro.
Da un lato è indubbio che l’acqua sia capace di infondere rilassamento nella futura mamma attivando allo stesso tempo la produzione di ormoni dall’effetto anti-dolorifico; regala una piacevole sensazione di leggerezza e la temperatura, solitamente intorno ai 30 gradi, creaun ambiente sicuramente molto confortevole. Ma i benefici tratti dal parto in acqua non riguardano solo la mamma: anche il bambino ne giova. Ad iniziare dal passaggio dal liquido amniotico all’acqua, che sicuramente è molto meno “violento”. Ed infatti, venuti al mondo, i piccoli nati in acqua non piangono disperatamente così come farebbero in ospedale.
Tra i contro, invece, c’è da sottolineare come non tutte le mamme possano optare per il parto in acqua e soprattutto come questo non sia privo di dolore come solitamente si pensi: la soglia personale può variare di molto. Tra le principali obiezioni quelle legate ai rischi igienici, che sono comunque state sfatate nel corso degli anni. Ovviamente, premessa indispensabile è che la futura mamma ed il bebè siano in perfetta salute e che la gravidanza sia stata portata a termine esente da complicazioni. Non solo, il travaglio dovrà essere iniziato spontaneamente e la sacca non dovrebbe essersi rotta prima di 18 ore.
Per ovvi motivi sarà bene rivolgersi a delle strutture specializzate verso le quali potrete essere indirizzate dai ginecologi o medici di famiglia. Per approfondimenti leggete anche Parto in acqua, come avviene in casa e cosa si prova.
Photo Credit | Thinkstock