La scorsa domenica, 3 giugno, le donne turche sono scese in piazza per protestare contro la riforma della legge sull’aborto approvata nel 1983. Attualmente la legge prevede la possibilità di interrompere la gravidanza fino alla decima settimana di gestazione, limite che con la riforma si intende abbassare a quattro settimane. Uno stadio della gravidanza al quale, come ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian il ginecologo turco Mustafa Ziya Gunenc, è impossibile procedere sia per motivi “tecnici” che per motivi legati alla salute della donna.
interruzione volontaria di gravidanza
Usa, donne obbligate a guardare l’ecografia prima dell’aborto
Questo è un tema molto delicato. L’aborto divide tantissimo l’opinione pubblica: ci sono persone a favore, persone contrarie, persone che vorrebbero che anche il resto del mondo fosse contrario e persone che non ammettono l’aborto, ma partono dal presupposto che sia una scelta privata. Sono sicura però di una cosa, qualsiasi sia la fazione c’è un fattore condiviso: il rispetto della donna.
Manifesto anti-aborto, scoppia la polemica a New York
L’aborto fa discutere l’America e stavolta con un cartellone gigantesco grande come la parete di un palazzo. Il tema è quello dell’interruzione volontaria di gravidanza tra le donne di colore, che è tre volte superiore a quello del resto della popolazione. Su questo manifesto, firmato dal gruppo Life Always, compare una bella bambina di circa quattro anni con la scritta: il posto più pericoloso per un afroamericano è dentro il grembo materno.
Un’immagine forte che vuole bloccare quello che stato definito un complotto genocida nei confronti di bambini non ancora nati. Ovviamente le parole utilizzate sono molto forti e lasciano a bocca aperta. Si sono già sollevate numerose polemiche sull’uso di questa campagna. Bill de Blasio, un avvocato di Manhattan, ha descritto la pubblicità come gravemente offensiva per le donne e le minoranze.
Interruzione volontaria di gravidanza, il ministero vuole abbassare il limite
Dopo la bocciatura da parte del TAR delle direttive della Regione Lombardia sull’attuazione della legge 194, che garantisce il diritto di aborto alle donne italiane, si torna a parlare di interruzione volontaria di gravidanza. Stavolta è lo stesso ministero della salute a rilanciare il tema attraverso l’annunciata volontà di abbassare il limite di ventidue settimane per il ricorso all’aborto terapeutico, senza però intaccare l’impianto attuale della legge.
Si tratterebbe in altre parole di far approvare, fermo restando il consenso unanime dei governatori, delle nuove linee guida in conferenza Stato-Regione. Le polemiche si preannunciano, come sempre, roventi ma, come afferma il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, il nuovo limite verrebbe largamente accettato e condiviso dalla comunità scientifica, a prescindere dalle posizioni ideologiche individuali, forte dei progressi della medicina che assicurerebbero ai piccoli maggiori probabilità di sopravvivenza.