L’incidenza della congiuntivite nei bambini che abitino in zone inquinate sarebbe tripla rispetto a quelli che ne siano lontani. Per la prima volta, dunque, sarebbe stata dimostrata una correlazione fra lo smog e la congiuntivite nei più piccoli. I sintomi legati a tale patologia risultano essere parecchio fastidiosi: non è raro, infatti, vedere i bimbi, con gli occhi rossi e lacrimanti strofinarseli in continuazione per il bruciore, o con le palpebre gonfie e la frequente sensazione di avere dei corpi estranei all’interno dell’occhio.
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L’inquinamento aumenta il rischio di parto prematuro
La principale paura di una mamma in attesa è che qualcosa possa andare storto. Bisogna essere positivi, ma è assolutamente umano. Purtroppo ci sono delle situazioni che non possiamo evitare, tra queste l’esposizione alle polveri sottili. L’inquinamento atmosferico in particolare la presenza nell’aria di pm10 o ‘particolato fine’ – legato ad esempio agli scarichi delle vetture diesel e benzina – potrebbe aumentare il rischio di parto prematuro.
I cambiamenti climatici mettono a rischio la salute dei bambini
Sono davvero tante le cose che fanno male ai nostri bambini e spesso non le vediamo. I cambiamenti climatici stanno veramente influenzando e danneggiando molti aspetti della nostra vita e del territorio. A farne le spese saranno sempre di più i piccoli di casa. Avere mai riflettuto su questo problema. A lanciare lo spunto di riflessione è uno studio, condotto dalla American Academy of Pediatrics, pubblicato proprio dalla rivista dell’associazione, che rivelerebbe che l’88% delle malattie attribuibili al cambiamento del clima, riguarda i minori di 5 anni.
Patologie respiratorie sempre più frequenti nei bambini a causa dell’inquinamento
Smog e patologie respiratorie. Molto spesso si associano questi due fattori, anche perché la qualità dell’aria nelle nostre città è davvero pessima e purtroppo non ci sono politiche sufficienti per migliorare la situazione. A spaventare sono soprattutto i dati relativi ai bambini: una recente ricerca ha evidenziato un aumento del rischio, in termini di frequenza e gravità, nei soggetti con broncospasmo (wheezing) o asma in età pediatrica. Insomma, i piccoli si ammalano di più e più gravemente.
L’esposizione all’inquinamento ambientale in gravidanza aumenta il rischio autismo
I pericoli più insidiosi sono quelli che non si vedono. Viviamo in città inquinate, i giornali parlano di polveri sottili come se fosse nebbia o neve, di giornate a piedi, abbiamo sempre la gola irritata e il naso che cola, ma non facciamo nulla. È diventato tutto così normale, fa parte della nostra routine. In realtà non dovrebbe essere così e dovremmo lottare per garantire un modo più pulito, soprattutto per la salute dei nostri figli. Perché questa premessa? Perché secondo uno studio, essere esposte a livelli elevati di inquinamento atmosferico durante la gravidanza aumenta di due volte le possibilità di avere un bimbo con disturbi dello spettro autistico rispetto alle donne che vivono in aree poco inquinate.
Aumento delle allergie tra i bambini, quali sono le vere cause?
Negli ultimi quindici anni la diffusione delle allergie è aumentata vertiginosamente e attualmente il 30 per cento dei bambini soffre di una qualche forma di allergia. Ma quali sono i reali motivi alla base del fenomeno? Lo ha spiegato Maurizio De Martino, professore di pediatria all’Università di Firenze, nel corso del suo intervento al trentunesimo Congresso Annuale della Società di Infettivologia Pediatrica a Milano.
Asma nei bambini, nel 14% dei casi la causa è lo smog
Da bravi genitori responsabili facciamo di tutto per evitare il pericolo che i nostri bambini diventino vittime del fumo passivo ma sembra proprio che tutti i nostri sforzi sembrano destinati ad essere vani se poi, in assoluta e totale buonafede, li portiamo a passaggio in città. La colpa è dell’inquinamento automobilistico che quanto a nocività pare non abi anulla da invidiare al fumo delle sigarette.
Carenza di vitamina d in gravidanza e rischio sottopeso per il nascituro
Secondo uno studio dell’Università di Pittsburgh condotto su un campione di oltre duemila donne in gravidanza i livelli di vitamina d della madre durante il primo trimestre di gestazione sono correlati al peso e alla circonferenza cranica del bambino al momento della nascita. I nati da madri con deficit di vitamina d, infatti, erano mediamente più piccoli rispetto all’età gestazionale rispetto ai nati da madri che mostravano livelli adeguati di questo nutriente.
Atlante dell’Infanzia Save The children Italia, quale futuro per i nostri bambini?
Qualche tempo vi abbiamo parlato del futuro dei bambini del pianeta. Purtroppo le notizie non erano molto buone. Oggi la recente presentazione de l’Atlante dell’Infanzia (a rischio), il rapporto di Save the Children Italia ci da invece l’occasione di fare il punto sul futuro dei bambini italiani. Il documento presenta, attraverso l’analisi della situazione socio-economica attuale, le previsioni circa il futuro dei nostri bambini fino al 2030. Previsioni tutt’altro che rosee, a cominciare dai dati demografici: se già nell’ultimo anno sono nati circa 60mila bambini in meno rispetto al precedente, il numero di nuovi nati è destinato a diminuire ancora con solo quindici bambini ogni cento abitanti entro, appunto, la fatidica data del 2030.
Inquinamento da piombo e gravidanze future, le giovani donne sono a rischio
Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti alla Brown University, l’esposizione a particolari tipi di agenti inquinanti predispone le donne in età fertile che vivono nelle aree urbane a rischi futuri in gravidanza. Anche se non stanno aspettando un bambino cioè, nel momento in cui decideranno di farlo avranno accumulato abbastanza sostanze tossiche nell’organismo da poterle trasmettere al piccolo con conseguenze deleterie sul suo sviluppo cerebrale.
Neonati e carenza di vitamina D, l’inquinamento ambientale tra i fattori di rischio
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Endocrinolgy and Metabolism, l’esposizione all’inquinamento ambientale durante la gravidanza aumenta il rischio che il nascituro sia affetto da una carenza di vitamina D. Da qui l’aumento del rischio di sviluppare, nel corso della vita, alcune patologie quali asma e allergie.
L’inquinamento ambientale in gravidanza espone il bambino al rischio di diabete e obesità
La vita di città non è un toccasana per nessuno. Questo lo sappiamo bene. Il traffico cittadino, foriero di pericolosi gas di scarico, non giova alla salute e quel che è peggio incide negativamente sulla salute dei piccoli che portiamo in grembo. A dimostrarlo è uno studio, condotto però su modello animale, dei ricercatori del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze della Duke University di Durham, negli Stati Uniti.
Diossina nel latte materno: controlli per monitorare l’inquinamento ambientale
Come una vera e propria cartina al tornasole, il latte materno, se analizzato, è in grado di far emergere lo stato di salute non solo della madre, ma anche dell’ambiente in cui ella vive e delle sostanze che verranno in qualche modo trasmesse al bambino.
La madre dunque, attraverso il latte materno, e non solo, trasferisce informazioni molto importanti al neonato e sul mondo che lo circonda.
Diossina. Ecco cosa a Ravenna l’ambiente circostante ha trasferito nell’organismo delle donne analizzate. Due non fumatrici, senza particolari problemi di salute, erano portatrici di una quantità di diossina pari a 19,6 picogrammi per grammi di grasso. Un dato allarmante se si considera che la quantità massima tollerata è di soli 5 picogrammi per grammo.