Depressione post partum, gli omega 3 riducono il rischio

La depressione post partum colpisce molte donne (25%), alcune in modo lieve e altre in modo davvero molto invalidante, tanto da diventare una minaccia per sé e per il bambino. Come si può prevenire questa patologia? Secondo i ricercatori dell’University of Connecticut School of Nursing (Usa), l’olio di pesce può ridurre le probabilità di baby blues. Una bella notizia per molte future mammine, che sono spaventate da quest’eventualità.

Per giungere a questa tesi, ovviamente, c’è stato uno studio, che ha coinvolto 52 donne incinte, suddivise poi a caso in due gruppi. Alle gravide del primo gruppo è stata fatta assumere una capsula contenente olio di pesce con 3.000 mg di Dhea, a partire dalla 24ma settimana di gravidanza fino al giorno del parto. Alle donne del secondo gruppo – quello di controllo – è stata data una pillola di placebo.

Il pancione che cresce

Durante la gravidanza il corpo della donna è soggetto a numerosi cambiamenti dei quali i più visibili interessano la pancia.

Il pancione cresce molto rapidamente ed è la prova più tangibile che dentro di voi sta crescendo una nuova vita. In linea di massima, il pancione inizierà ad essere visibile dalla ventiduesima settimana di gestazione e crescerà all’incirca di 2,5 centimetri al mese. La forma e le dimensioni che il pancione potrà assumere nel corso della gravidanza sono svariate e dipendono da numerosi fattori come il vostro peso, quello del vostro bambino, l’elasticità dei vostri muscoli, etc.. Osservare il vostro pancione che cresce può essere utile per monitorare la vostra salute e soprattutto quella del vostro bambino. Un pancione che cresce molto poco, infatti, può indicare che anche il vostro bambino sta crescendo lentamente mentre un pancione molto grosso e teso può significare che soffrite di diabete gestazionale.

Depressione pre-parto, la crisi di coppia mette a rischio la gravidanza

Non esiste solo la depressione post partum, quella forma depressiva che colpisce moltissime mamme dopo la nascita del bimbo. Purtroppo c’è un altro disturbo in agguato ed è stato ribattezzato “pre-baby blues“, ovvero la depressione pre-parto. Molte donne sono vittime dello sconforto proprio durante la gestazione. Il motivo? La mancanza di sostegno da parte del partner.

A sostenere questa tesi sono i ricercatori dell’istituto norvegese di sanità pubblica che, in un articolo in corso di pubblicazione su BMC Public Health, spiegano che la principale causa è da ricercare in un difficile rapporto con il compagno.

Gravidanze ravvicinate, aumenta il rischio di autismo

Secondo una ricerca della Columbia University, diretta dal dottor Keely Cheslack-Postava e pubblicata su Pediatrics, avere due gravidanze ravvicinate, a meno cioè di dodici mesi di distanza l’una dall’altra, aumenta il rischio che il secondo genito sia affetto da autismo.

Lo studio ha preso in considerazione un campione di 660mila bambini secondo geniti nati in California, analizzando la distanza intercorsa fra la prima e la seconda gravidanza: come preannunciato, ne è emerso un rischio di oltre tre volte maggiore di mettere al mondo un bambino con autismo quando l’intervallo tra i parti era inferiore a un anno. Rischio che scende all’1,9 per cento quando i due pargoli vengono messi al mondo a uno-due anni di distanza.

Parcheggi rosa per donne in attesa e neomamme

Essere una donna in dolce attesa o una neomamma non è sempre facile, soprattutto se si vive in città. Spostarsi in auto o con i mezzi pubblici, ad esempio, può diventare un vero e proprio incubo e la ricerca di un parcheggio libero, poi, può mettere a dura prova anche i nervi più saldi.

Una delle difficoltà maggiormente riscontrate nelle grandi città da donne in gravidanza o con bambini piccoli, infatti, è proprio quella di reperire parcheggi liberi dove lasciare la macchina mentre si vanno a fare commissioni, visite mediche, ecc.. E’ in quest’ottica che si inserisce l’iniziativa Parcheggi Rosa adottata già da qualche anno da numerosi comuni italiani. Si tratta di un progetto di mobilità solidale e sostenibile rivolto a tutte le donne col pancione o con bambini piccoli (fino a 12 mesi di età).

Aborto spontaneo, il trauma segna psicologicamente la donna

Soffrire di depressione dopo la nascita di un bambino è un disturbo, purtroppo, abbastanza diffuso, così come avere difficoltà a superare emotivamente il dolore di un aborto spontaneo o la nascita di un bambino morto. È così profonda la ferita che molte donne restano colpite da questo trauma per anni e in alcuni casi anche la nascita di un bambino sano non porta alcun sollievo. Non è con una nuova gravidanza che si supera lo choc di quella passata.

Questo almeno quanto sostengono i ricercatori dall’University of Rochester Medical Center researchers dopo un’analisi approfondita del tema. La nascita di un bambino sano non risolve i problemi di salute mentale che molte donne hanno avuto in seguito a un aborto spontaneo.

Mamme, diminuisce il tasso di occupazione per le donne con figli

Fare la mamma e lavorare. Le donne sono abituate a dividersi su tanti impegni quotidiani: essere mogli, madri, impiegate, dirigenti, padrone di casa e pure figlie, perché a volte ci sono anche i genitori, non più giovani, da gestire. Non è facile, eppure è così da generazioni. Un recente studio Eurostat, reso pubblico in occasione della festa della donna, dimostra che il tasso di occupazione femminile diminuisce con l’aumentare del numero dei figli, mentre per gli uomini accade il contrario. Non è così in tutti Paesi dell’Unione Europa: in Olanda succede esattamente l’opposto.

I paesi, invece, in cui le mamme fanno più fatica a trovare lavoro sono la piccola isola di Malta e l’Italia. Una realtà che forse non ci sorprende neanche più, ma che diventa ogni giorno più pesante per la mancanza di posti sufficienti agli asili nidi e strutture pubbliche di assistenza.

Gravidanza, in aumento l’uso delle medicine complementari

Curarsi durante la gravidanza non è facile e soprattutto crea spesso molte preoccupazioni alle mamme. Bisogna evitare di prendere farmaci di qualsiasi tipo, salvo particolari indicazioni mediche. Se da un lato quindi le mamme hanno imparato a stare lontano dalle medicine, sempre più diffuse sono le cure alterative negli Stati Uniti, in Australia, in Nuova Zelanda, in Israele e anche in Europa. Gli scienziati però lanciano l’allarme: attenzione all’assunzione di prodotti senza le dovute informazioni.

La diffusione delle medicine complementari, infatti, dovrebbe essere associata a indicazioni più specifiche e mirate. A sostenere questa tesi è il dottor Jon Adams, dell’Università del Queensland e direttore del Network of Researchers in the Public Health of Complementary and Alternative Medicine (NORPHCAM).

Fertilità, lo stress non influenza il concepimento

Questa notizia è davvero rivoluzionaria. Ci siamo sentite dire per decenni che il concepimento è legato anche a uno stato emotivo e che, di conseguenza, lo stress può danneggiare la nostra voglia di essere mamma o papà. I medici della Cardiff University’s school of psychology (Galles, Regno Unito), guidati da Jacky Boivin, sono convinti che non sia vero, che l’ansia e le preoccupazioni non abbassano le possibilità di ottenere una gravidanza, soprattutto durante le cure per la fertilità.

Lo studio è stato condotto su più di 3500 donne sottoposte a diversi trattamenti per la fertilità e i medici hanno elaborato la tesi, secondo cui le cure femminili per favorire il concepimento o la fecondazione in vitro non sono soggette allo stress. Essere emotivamente in difficoltà, non peggiora le possibilità di avere un bambino.

Parto prematuro, si può prevenire con il progesterone

Il parto prematuro spaventa molte donne, ma si può prevenire aiutando la mamma durante la gestazione con il progesterone. Abbiamo già parlato di quest’ormone femminile perché ha un importante ruolo nel corso della gravidanza, oggi però cerchiamo di focalizzare un pochino meglio proprio sul tema della nascita pretermine. L’argomento è stato trattato durante il 31° Meeting annuale della Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM) The Pregnancy Meeting in corso a San Francisco (Usa).

Il progesterone agisce sulla mucosa uterina in modo che questa possa accogliere l’uovo fecondato. Inoltre favorisce l’irrorazione dell’endometrio e lo sviluppo delle ghiandole mammarie. Ma fa molto di più.

Gravidanza, la depressione è più comune dopo il parto, che dopo l’aborto

Desiderare un bambino e restare incinta, cosa c’è di più bello? Purtroppo però non tutte le gravidanze vanno a buon fine e anche quando non ci sono danni fisici, quelli psicologici possono essere davvero importanti. Perdere un bambino è una situazione di dolore, che ti svuota completamente. Spesso capita che a seguito di un aborto, ci sia un periodo di depressione. Un recente studio ha però dimostrato che è molto più frequente la depressione post partum che quella dopo un aborto.

A sostenerlo sono i ricercatori provenienti dall’Università di Aarhus, in Danimarca, che hanno esaminato oltre 365 mila donne tra l’anno 1995 e il 2007. Tra queste più di 280 mila hanno avuto un figlio, e solo 84 mila un aborto. Secondo le analisi la donna cada in uno stato depressivo, ansioso o di disturbi mentali, molte più di frequente dopo un parto che dopo un aborto. Ora la domanda che ci facciamo tutti è: perché?

Mamme più felici quando il bambino ha sei mesi di vita

Sapevate che noi mamme raggiungiamo l’apice della felicità quando il nostro bambino ha sei mesi di vita? A dirlo è uno studio condotto presso il Norwegian Institute of Public Health su un campione di sessantamila madri che avevano preso parte al MoBa (Norwegian Mother and Child Cohort Study), uno studio longitudinale che, a propria volta, si basava su un campione di centomila donne che avevano avuto figli nel periodo compreso fra il 1998 e il 2008.

La ricerca, coordinata dal dottor Ragnhild Bang Nes, ha analizzato il grado di soddisfazione espresso da queste donne verso la vita e verso il partner durante due fasi cruciali della loro esistenza: nel corso della gravidanza e nei primi tre anni di vita dei loro figli. Dai risultati è emerso che il periodo d’oro per le mamme si colloca a metà del primo anno di vita del bambino mentre il livello di soddisfazione decresce trascorso questo periodo. In particolare, è la soglia dei tre anni di vita che rappresenta il momento vissuto come più oscuro, soprattutto se la gravidanza è stata vissuta poco serenamente.

Gravidanza, dopo i 35 anni 6 volte più rischiosa

La fertilità sia dell’uomo che della donna, si sa, declina con il passare degli anni. Se si desidera avere un bambino, quindi, meglio non rimandare troppo.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Obstetrician and Gynaecologist ha ribadito i rischi, per mamma e bambino, di concepire un figlio dopo i 35 anni. I ricercatori hanno analizzato i risultati dei tutte le ricerche effettuate sul tema negli ultimi anni. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che per la donna dopo i 35 anni aumentano di ben sei volte i rischi di complicazioni durante la gravidanza. In particolare, aumenta il rischio di aborti spontanei, parto pre-termine, gravidanza ectopica, preeclampsia , cesareo, etc.. Aumenta, inoltre, il rischio di mettere al mondo un bambino con problemi cromosomici, ed in particolare affetti dalla Sindrome di Down.

Gravidanza, ci sono 163 sostanze chimiche nel corpo di ogni mamma

Ci preoccupiamo di essere in salute, di prendere gli integratori giusti, di non stressarci, ma il periodo della gravidanza ha dei nemici invisibili, contro i quali difficilmente possiamo lottare. Secondo i ricercatori dell’Università della California di San Francisco (Usa), ci sono 163 sostanze chimiche nell’organismo delle donne in gravidanze, molte dei quali vietate perché estremamente pericolose.

La domanda sorge spontanea: com’è possibile? Gli esami condotti dagli esperti hanno trovato tracce di bifenili policlorurati, pesticidi organoclorurati (di cui il DDT), composti perfluorinati (PFC) che si trovano nel teflon usato per rivestire le padelle antiaderenti, ftalati che compongono la plastica, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e perclorato.