Come abbiamo già avuto occasione di dirvi, la placenta è un organo che ha la funzione di assicurare lo scambio fra la futura madre e il feto: porta al piccolo ossigeno e nutrimento e alla madre le sostanze che lui scarta. Abbiamo anche visto che ha la forma di un disco che aderisce alle pareti dell’utero e che al suo interno troviamo da un lato i vasi sanguigni della madre dall’altro quelli del bambino i quali, grazie proprio alla placenta, rimangono sempre in contatto pur senza arrivare mai a toccarsi.
Si comprende quindi come il corretto funzionamento della placenta sia fondamentale per il sano sviluppo del feto e come ogni problema che la riguardi vada attenzionato dal medico. Per questo motivo molte mamme ormai vicine al momento del parto si preoccupano moltissimo quando dall’ecografia emerge la presenza di calcificazioni al suo interno e temono il peggio; le calcificazioni della placenta però non sono altro che un segno fisiologico del suo invecchiamento (una volta si parlava infatti di placenta invecchiata, termine ormai caduto in disuso) che è del tutto normale si presenti quando la gravidanza è a termine e che quindi non ha alcun significato medico.
Diverso è se la placenta presenta delle calcificazioni in epoca precedente, perchè questo può essere associato a una disfunzione placentare che comporta un ritardo di crescita. Tuttavia, per gli esperti il parametro più importante per valutare il suo corretto funzionamento non è il grado placentare (quello che appunto si riferisce al suo aspetto) ma la crescita fetale. In altre parole se il bambino cresce bene non c’è alcun problema.
Se il vostro medico al controllo ecografico ha riscontrato questo problema e avete ancora dei dubbi e dei timori che non avete esternato subito, parlatene apertamente con lui e chiedetegli tutte le spiegazioni del caso. Sono certa che saprà trannquillizzarvi.
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