Il 2015 si chiude con una grande notizia: la Cina ha deciso di abbandonare la politica del figlio unico. L’annuncio infatti è venuto dal Comitato centrale del partito comunista, che ieri ha concluso il suo plenum e varato il nuovo Piano quinquennale. Attenzione però questo cambio di rotta non ha nulla a che vedere con i diritti umani: il governo non si è intenerito. È una questione economica.
figlio unico
Figlio unico, la sindrome del bambino e dei genitori
In una società caratterizzata dall’età sempre più avanzata delle donne che decidono di mettere al mondo un bambino e dalla precarietà lavorativa e dei rapporti di coppia in genere, non stupisce più non trovarsi di fronte a famiglie numerose, diventando quasi la normalità vedersi circondati da coppie con figli unici. Essere figlio unico comporta una serie di conseguenze, tra le quali avere tutte le attenzioni dei genitori per se, giungendo spesso ad esserne viziati. Non è sbagliato dunque parlare di una vera e propria sindrome del figlio unico che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, “colpisce” allo stesso modo bambino e genitori.
Aborto forzato in Cina al 7° mese di gravidanza: la protesta di una coppia
Ci sono gravidanze che non finiscono nel migliore dei modi. Si sono storie di passione, di dolore e di abbandono che strappano letteralmente il cuore dal petto. È cosa nota che in Oriente sia praticato l’aborto (spesso di genere come succede in India) non per volontà dei genitori. In Cina, per esempio, ci sono regole molto severe per evitare il sovraffollamento della popolazione: la politica del figlio unico.
Avere un solo figlio: pro e contro di una scelta (anche) economica
Le famiglie italiane hanno in media un solo figlio. Per quale motivo? Prima cosa perché i bambini arrivano sempre più tardi e alla vigilia dei 40 anni si è già fortunati quando arriva un bebè e poi per questioni economiche. Ma siamo veramente sicuri che aver un bimbo unico sia un costo inferiore? Le mamme che mandano i piccoli all’asilo nido pagando delle rate astronomiche sono sicure che sia così. Si risparmia sulla quantità e si investe sulla qualità. La logica dovrebbe essere questa, ma secondo alcune analisi non è propriamente vero.