Durante la gravidanza ci sono alcuni esami da eseguire per monitorare il feto che non sono di routine ma che vengono prescritti nel caso in cui ci siano delle particolari patologie in famiglia oppure nel caso in cui esami precedenti abbiano dato dei risultati dubbi. Un esame di questi è la ecocardiografia fetale, un esame non invasivo molto sensibile nel diagnosticare le cardiopatie fetali. Un primo studio del cuore viene fatto di norma durante l’ecografia morfologica che si esegue intorno alla ventesima settimana ed è proprio in questa sede che il ginecologo potrebbe ricevere l’indicazione per un esame di secondo livello.
Cosa è l’ecocardiografia fetale?
L’ecocardiografia permette uno studio morfologico e funzionale del cuore e verifica l’andamento del ritmo cardiaco, questo esame si può effettuare dalla ventesima settimana in poi, anche se il periodo migliore per eseguirlo è proprio dalla ventesima alla ventiduesima settimana di gravidanza, in questo periodo infatti le dimensioni cardiache e l’ecogenicità (la qualità con la quale gli ultrasuoni riescono a vedere, è come dire essere fotogenici) legata alla posizione fetale consentono una buona attendibilità dell’esame.
Ma quali sono le indicazioni che possono suggerire al ginecologo la necessità di effettuare una ecocardiografia?
Indicazioni familiari:
- familiarità per cardiopatie congenite, cioè se ci sono altri figli affetti da cardiopatia o se uno dei due genitori ha una malformazione cardiaca
- malattie ereditarie con aumentato rischio di malformazioni cardiache
- infezione contratta in gravidanza di virus come la rosolia o il citomegalovirus
- diabete con dipendenza da insulina
- malattie autoimmuni
- assunzione di farmaci di comprovata teratogenicità (anticonvulsivanti, alcool, litio, acido retinoico)
Indicazioni fetali:
- sospetto di cardiopatia congenita nel corso dell’ecografia morfologica
- aritmia fetale
- translucenza nucale superiore al 99° centile (cioè oltre 3.5 mm)
- ritardo di crescita che insorge già nel secondo trimestre
- malformazioni extracardiache
- idrope fetale non immunologica (aumento dei liquidi nei tessuti fetali)
- gemelli monocoriali (condividono la stessa placenta)
- alterazioni cromosomi
C’è da considerare che l’ecocardiografia fetale riesce a diagnosticare il 90% dei casi di cardiopatia, il restante 10% non può essere diagnosticato per diversi motivi.
Ci sono malformazioni che non sono visibili come certi difetti del condotto che si trova tra i ventricoli del cuore (setto interventricolare) mentre altre volte alcuni difetti si risolvono in utero e alla nascita scompaiono. Per quanto riguarda altre malformazioni che riguardano principalmente la morfologia e il funzionamento di alcune strutture che regolano il passaggio del flusso sanguigno tra i diversi distretti del cuore non sono diagnosticabili in quanto queste condizioni sono fisiologiche nel feto e diventano patologiche solo alla nascita.
In ogni caso l’ecocardiografia permette di diagnosticare le cardiopatie e di fornire delle indicazioni preziose al ginecologo su come gestire la dinamica del parto e ai neonatologi su come intervenire alla nascita del bambino.