Si celebrerà domani, 6 marzo 2013, la Giornata Mondiale della Logopedia, la disciplina che si occupa delle cura e della prevenzione dei disturbi della voce, della comunicazione e del linguaggio sia nei bambini che negli adulti. Il logopedista è quindi il professionista cui bisogna rivolgersi nel caso si sospetti che i nostri figli siano affetti da un disturbo specifico del linguaggio.
disturbi del linguaggio
Vitamina D in gravidanza, la carenza potrebbe causare problemi di linguaggio al bambino
Sapevamo già che la carenza di vitamina D può causare disturbi di varia natura alla salute di cuore, ossa, muscoli e sistema immunitario. Quello che non sapevamo ancora è che, se si verifica nel corso della gravidanza, può influenzare lo sviluppo cerebrale del feto.
Ruolo del dialetto nello sviluppo del linguaggio nel bambino
Iniziare a parlare è una tappa fondamentale della vita di ogni persona.
Quando un bambino comincia a parlare, dopo i suoi primi “balbettii“, qualcosa di più profondo di lui viene allo scoperto, con molta più nitidezza la sua personalità prende forma. Le prime parole e le prime espressioni sono stampate nella testa di ogni genitore, che attende con impazienza sin dai primi mesi di sentire la sua voce.
E ogni giorno i genitori si rendono conto (specie quando a volte capita di sentirgli ripetere parolacce) di quanto sia importante adottare davanti e con lui un linguaggio opportuno, in modo da non creargli problemi di adattamento, che valgono come qualsiasi altro disturbo dell’espressione del linguaggio, una volta inserito in qualsivoglia contesto sociale.
Metodo Lidcombe per la cura della balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio che colpisce un bambino su venti nella fascia di età compresa fra due e quattro anni. Anche se nella gran parte dei casi il problema si risolve spontaneamente, gli esperti ritengono che la cosa migliore sia intervenire tempestivamente per evitare che il “disturbo si cronicizzi” diventando più difficilmente curabilie in adolescenza e in età adulta.
Cos’è il metodo Lidcombe?
Il metodo Lidcombe è un metodo comportamentale per la cura della balbuzie proveniente dall’Australia, dove è stato messo a punto dal professor Mark Onslow dell’Università di Sidney. Il metodo pone il genitore in primo piano poichè proprio questo, dopo un’adeguata preparazione da parte di uno psicologo o logopedista, si pone come curante del figlio riuscendo a superare, allo stesso tempo, il senso di frustrazione e impotenza dal quale spesso si sente assalito.
In cosa consiste il metodo Lidcombe?
Cominciamo col dire che il metodo Lidcombe non consiste nell’insegnare al bambino a controllare il respiro o l’eloquio, quanto piuttosto nell’allenarlo a parlare in modo più sciolto attraverso quello che gli esperti definiscono un sistema di premi e ricompense. Più precisamente il metodo, che si rivolge a bambini da due a sei anni di età, consiste nel conversare con il bambino, nel contesto domestico, per dieci-quindici minuti. Trascorso questo tempo il genitore dovrà commentarne in maniera positiva o neutra l’eloquio.
Disturbi del linguaggio, la balbuzie
Cos’è la balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio rappresentato da un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio. In altre parole, il bambino che balbetta sa esattamente cosa vorrebbe dire ma non riesce a farlo a causa di blocchi, ripetizioni e prolungamenti dei suoni del tutto involontari. Il disturbo interessa all’incirca l’1% della popolazione mondiale e fa la propria comparsa in età infantile, tipicamente fra i due e i sei anni. La balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari, anch’essi del tutto involontari, quali tic, ammiccamenti, tremori delle labbra o del viso, scosse del capo e presentarsi in associazione con altri disturbi del linguaggio quali il disturbo della fonazione e il disturbo della espressione del linguaggio.
Balbuzie, le manifestazioni
Secondo quanto riportato dal DSM, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei distrubi mentali, nel quale troviamo definiti anche disturbi come quelli del linguaggio, la balbuzie presenta le seguenti manifestazioni:
Disturbo di espressione e ricezione del linguaggio
Disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio
Nel disturbo misto dell’espressione e della ricezione del linguaggio ad essere compromesse sono sia le capacità di espressione che quelle di comprensione del linguaggio. Le manifestazioni sono quindi le medesime che abbiamo già visto a proposito del disturbo dell’espressione del linguaggio (difficoltà nell’usare le parole, nella coniugazione dei verbi, nella formulazione di frasi complesse, vocabolario abbastanza limitato, difficoltà ad imparare parole nuove, collocazione delle parole in ordine insolito all’interno della frase, difficoltà nella comunicazione gestuale) cui si aggiungono la difficoltà a comprendere termini spaziali, frasi ipotetiche o, nei casi più gravi, difficoltà ad associare uoni e simboli o a discriminare suoni in assenza di deficit uditivo.
Il disturbo dell’espressione del linguaggio
Il Disturbo dell’espressione del linguaggio
Il disturbo dell’espressione del linguaggio è un disturbo del linguaggio caratterizzato da un livello di sviluppo delle capacità espressive del bambino inferiore a quelle che ci si aspetta in base alla sua età. Il bambino, pur in presenza di un’intelligenza nella norma, presenta cioè delle difficoltà nell’usare le parole, nella coniugazione dei verbi e nella formulazione di frasi complesse, cui si aggiunge un vocabolario abbastanza limitato, la difficoltà ad imparare parole nuove, la loro collocazione in ordine insolito all’interno della frase. Il piccolo potrebbe inoltre presentare difficoltà nella comunicazione gestuale. Secondo alcune stime, il disturbo dell’espressione del linguaggio interessa una percentuale compresa fra il 3 e il 5% dei bambini in età scolare ed è più frequente tra i maschi che tra le femmine. Il disturbo incide negativamente sul rendimento scolastico e sulle abilità di comunicazione sociale e non deve essere confuso con un ritardo semplice (dislalia semplice).
I disturbi del linguaggio, cause e trattamento
Come abbiamo già visto, i disturbi del linguaggio nel bambino possono manifestarsi isolati o associati ad altri disturbi quali disturbo da deficit di attenzione-iperattività, disturbi dell’apprendimento, deficit cognitivi e così via. Essi riguardano le competenze linguistiche in tutte le loro forme e possono comprendere difficoltà di comprensione e/o espressione del linguaggio. Queste ultime in particolare, possono riguardare la produzione corretta delle parole o il fluire e la cadenza della voce, come nel caso della balbuzie.
A meno che non si tratti di disturbi secondari del linguaggio, dovuti cioè a patologie preesistenti (ad esempio neuromotorie, deficit uditivo, autismo ecc.) o associati ad alcuni dei disturbi su menzionati, i disturbi specifici del linguaggio non sono sempre riconducibili ad una causa certa ed esplicita. Tuttavia, in alcuni casi, essi hanno origini psicologiche, la già citata balbuzie, ad esempio, può insorgere in seguito a situazioni avvertite dal bambino come traumatiche (traslochi, arrivo di un fratellino, inserimento scolastico) o francamente traumatiche (malattie, lunghe permanenze in ospedali, gravi lutti).
I disturbi del linguaggio
Con l’espressione disturbi del linguaggio si indica un gruppo eterogeneo di difficoltà nell’espressione, nella fonazione, nell’articolazione e/o nella comprensione del linguaggio che fanno la propria comparsa in età prescolare e possono manifestarsi da sole o in associazione ad altre patologie (deficit cognitivi o sensoriali, malattie neuromotorie, disturbi dell’apprendimento, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività). Quando si associano ad latri disturbi o patologie si parla di disturbi del linguaggio secondari, nel primo caso invece si parla di disturbi specifici del linguaggio. Ed è proprio di questi ultimi che noi ci occuperemo.
Premesso che lo sviluppo del linguaggio non avviene allo stesso identico modo in tutti i bambini e che viene influenzato da fattori ambientali quali l’età di inserimento a scuola, la presenza di fratelli e sorelle, il grado di stimolazione che il bambino riceve in famiglia e così via, in genere verso i 24 mesi il bambino possiede un vocabolario di circa 100 parole e comincia a formulare le prime brevi frasi o meglio ad associare due parole.