bambina influenza

Bronchiolite e picco stagionale, le regole dei pediatri per evitare il contagio

L’arrivo del freddo in questi giorni coincide anche con il ritorno o meglio il vero e proprio picco della bronchiolite, la più frequente fra le infezioni pediatriche delle vie respiratorie che di verifica soprattutto fra dicembre e febbraio: i dati del Bambino Gesù di Roma confermano che si tratta di un’infezione che si sviluppa sopratutto entro i due anni di età, momento in cui il bambino comincia a sviluppare gli anticorpi per combatterla. 

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La fase di contagio dura da 6 a 10 giorni e il misura si manifesta con un’ostruzione dei bronchi più piccoli causata dal muco anche se possono inserirete tosse insistente, difficoltà respiratori anche se in genere l’infezione si risolve spontaneamente in 12 giorni e senza conseguenze. 

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Listeriosi, come evitare il contagio

È allerta Listeria in tutta Europa dove resta concreto il rischio di contaminazione da questo pericoloso batterio che ha già causato nel corso di tre anni ben 47 decessi.

Anche in Italia, seppur in via del tutto precauzionale, tendono a chiarire le aziende, sono stati ritirati diversi prodotti alimentari surgelati per scongiurare il pericolo del rischio di contaminazione: fin da ieri sono stati ritirati alcuni corri del minestrone Findus e lotti di verdure e mais Lidl. 

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La listeriosi è rara, ma può essere grave e registra alti tassi di ricovero ospedaliero e mortalità come conferma L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare: si trova nel terreno, nelle piante, nelle acque e anche gli animali possono essere portatori del batterio. 

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Quinta malattia, sintomi e contagio

Guance rosse e calde, febbre lieve e malessere influenzale: sono i sintomi più comuni dell’eritema infettivo, nota anche e soprattutto come quinta malattia. Causata dal parvovirus B 19, la quinta malattia, è un’infezione esantematica di origine virale così chiamata dato che viene dopo il morbillo, la scarlattina, la rosolia e la scarlattina atipica.

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Il sintomo più comune è il volto che appare come fosse stato schiaffeggiato: le guance appaiono arrossate e calde, ma l’eruzione può estendersi anche su braccia, gambe, tronco, con chiazze di circa 1 cm di diametro che assumono colore rosso-rosato.

Tbc a Roma: Bellantone VS Codacons


Assume sempre più i contorni di una querelle la spinosissima vicenda dei contagi di tubercolosi nel reparto neonatologia del Policlinico Gemelli di Roma. Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, grida all’eccessivo allarmismo e durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2011 2012 e parla addirittura di un attacco ideologico:

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Tbc al Policlinico Gemelli, estesi i controlli a partire da febbraio 2010

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Non diminuisce la preoccupazione intorno al caso Tbc al Policlinico Gemelli, tutt’altro. È di qualche giorno fa la notizia che il Tar ha accolto il ricorso presentato dal Codacons, che chiedeva di estendere i controlli a tutti i bambini venuti alla luce nel reparto di neonatologia dell’ospedale, nel periodo in cui è stata in servizio l’infermiera poi ammalatasi di tubercolosi (cioè da febbraio 2010).

Tubercolosi al Policlinico Gemelli: disastro o eccessivo allarmismo?

Dai primi casi scoperti di positività al test della tbc per i bambini nati a luglio al Policlinico Gemelli ai 115 di questi giorni. La verità è che non si può parlare di epidemia ma nemeno di eccessivo allarmismo. Qual’è la fotografia reale della situazione? La prima precisazione che bisogna fare è che la tubercolosi è una malattia subdola, che in Occidente è scarsamente diffuso che che quando è presente riesce a diffondersi con estrema facilità. Tuttavia una volta venuto a contatto con l’organismo solo il 10% delle persone saranno colpite dalla malattia (che può essere curata).

Tubercolosi al Policlinico Gemelli di Roma: ora i casi sono 96

Dopo 12 giorni,  sono 96 i casi positivi al test sui 1358 bambini nati al Policlinico Gemelli tra gennaio e luglio 2011 e presumibilmente entrati in contatto con l’infermiera del reparto di neonatologia che si è ammalata di tubercolosi attualmente ricoverata al Lazzaro Spallanzani.

Lo abbiamo già ribadito in precedenza ma è bene, anche per non creare eccessivi allarmismi, che la positività non implica necessariamente la malattia, anzi la sua incidenza è piuttosto bassa (circa il 10%). L’Oms ha calcolato che circa un terzo della popolazione mondiale è venuta a contatto con il Mycobacterium tuberculosis. Questo perchè il batterio si trasmette con facilità attraverso le vie aeree ma per fortuna viene bloccato altrettanto facilmente dalle cellule dendritiche.

Tubercolosi al Policlinico Gemelli di Roma: la denuncia del Codacons

Sale a 34 il numero dei neonati contagiati dalla tubercolosi ad opera di un’infermiera del reparto di neonatologia del Policlinico Gemelli di Roma ma da quello che risulta, in nessun caso la malattia ha superato la fase di quiescenza (che può durare anche 10 anni). Questo, ovviamente, perchè solo il 10% di chi viene a contato con i Mycobacterium tuberculosis ha la possibilità che l’infezione si sviluppi in patologia.

Tubercolosi al Policlinico Gemelli di Roma: più di mille bambini dovranno fare il test

Un’infermiera del Policlinico Gemelli del reparto di Neonatologia di Roma ha contratto la tubercolosi e per motivi precauzionalitutti i neonati che possono essere stati a contatto con l’operatore saranno posti a controlli. L’infermiera si è accorta di aver contratto la Tbc a fine luglio. Come da protocollo, è stata immediatamente sospesa ed è stata costituita l’unità di crisi coordinata dalla direzione sanitaria della Asl RmE. A questa unità fanno anche parte l’assessorato regionale alla Salute, Asp Laziosanità, Asl RmF, il Gemelli, lo Spallanzani e il Bambino Gesù.

Autorità e consumatori psicotici per il batterio killer

Se fino a ieri la situazione sull’ormai famigerato batterio Killer sembrava essersi un pò pacata e aver preso una piega più rassicurante, ora sembra invece di nuovo confusa e non si escludono nuovi allarmi.

Ma cominciamo dall’inizio: dapprima l’allarme era stato lanciato per tutte le verdure prodotte in Germania e per il salame, poi l’altro ieri (6 giugno) si era quasi convinti che i cibi a rischio fossero solo i germogli di soia.

Il ministro dell’Agricoltura tedesco Gert Lindermann (Cdu) aveva infatti affermato che confezioni contenenti germogli di soia erano state rinvenute nelle zone in cui ha colpito il batterio mutante di Escherichia Coli e che era inoltre stata anche individuata l’azienda, produttrice di prodotti biologici, che pare aver distribuito i germogli da consumare crudi.

Come reagire ai casi di contagio per il batterio killer

In questi giorni una nuova notizia crea non pochi allarmismi tra la popolazione: la scoperta di un batterio nel salame di cervo avvenuta in Germania, apparente focolaio della contaminazione che ha già provocato 17 morti.

Ora, è normale che la principale preoccupazione delle persone sia capire quanto questo fatto sia pericoloso e soprattutto quali siano le misure da attuare per prevenire un qualsiasi contagio.

In fondo, i paesi coinvolti nel contagio di questo particolare ceppo di Escherichia Coli sono ben dodici e tale epidemia è la più grave che si sia verificata negli ultimi decenni, tanto che la Germania ha altamente sconsigliato l’ingestione di qualsiasi tipo di verdura, di frutta e persino di acqua di rubinetto (alimenti considerati a rischio oltre agli insaccati).