Sono trascorsi molti anni dalla prima volta che a cena a casa di amici appresi dell’esistenza del Metodo Billings per il controllo della fertilità; a parlarmene fu un’altra ospite che, prossima alle nozze, stava frequentando un corso di preparazione matrimoniale in parrocchia. Il metodo in questione era stato presentato come metodo anticoncezionale naturale, fra i pochi quindi ammessi dalla religione cattolica.
La ragazza ne era talmente entusiasta e ne parlava con tale enfasi che ben presto tutto il gruppo venne coinvolto nella conversazione la quale, tra chi si dichiarava favorevole e chi contrario, chi le chiedeva “ma perchè non ti pigli la pillola punto e basta?!” e chi cercava, non senza una punta di raccapriccio, di capirne di più (mi riferisco ai signori uomini naturalmente!), assunse presto un tono umoristico.
Frattanto un’amica medico cercava, senza risultato, di contenere il suo entusiasmo avvertendola dei molteplici fattori che possono incidere sulla consistenza del muco cervicale e che, non avendo nulla a che vedere con la fertilità, avrebbero potuto portarla fuori strada (la futura sposa era fermamente convinta che sarebbe ricorsa al metodo Billings a scopi anticoncezionali). Andammo avanti così per un po’ di tempo (io ero fra i più scettici) e finita la bella serata ci salutammo.