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Il paracetamolo in gravidanza può essere pericoloso per il bambino

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Quante volte vi è stato detto di non usare farmaci in gravidanza se non sotto stretto consiglio medico? E quante volte vi hanno ripetuto che il paracetamolo è l’unico prodotto che si può assumere (sia per la febbre sia per i dolori) senza preoccupazioni? Questi sono due punti di riferimento per tutte le donne gravide, peccato che ora uno studio, realizzato dall’università di Aarhus, in Danimarca, e da quella della California a Los Angeles sostengano che il paracetamolo non sia poi così innocuo.

Bambini iperattivi troppe diagnosi aumenta prescrizione farmaci

Bambini iperattivi, troppe diagnosi: aumenta la prescrizione dei farmaci

Bambini iperattivi troppe diagnosi aumenta prescrizione farmaci

Circa il 3-4 % dei bambini italiani è affetto dalla sindrome Adhd, ovvero da iperattività. Tale patologia comporta una ridotta soglia di attenzione ed una serie di comportamenti alla cui base stanno sicuramente un’impulsività ed una vivacità fuori dal comune. Secondo uno studio condotto presso la Bond University, in Australia, e pubblicato dal British Medical Journal, le diagnosi di iperattività starebbero aumentando con troppa facilità e con esse la conseguente prescrizione di farmaci che potrebbero rivelarsi pericolosi, nel caso in cui non siano strettamente necessari, per la salute dei bambini e degli adolescenti.

Record di bambini con diagnosi di Adhd negli ultimi 10 anni

Sono sempre più numerosi i bambini iperattivi, ovvero con quel disturbo chiamato sindrome da iperattività con deficit di attenzione (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Uno studio del Kaiser Permanente Southern California ha dimostrato che in meno di 10 anni, dal 2001 al 2010, c’è stato un vero e proprio boom di diagnosi, con un picco per i piccoli ispanici.

Bambini plusdotati, piccoli geni incompresi

Sono dei bambini molti speciali, hanno capacità superiori ai loro compagni, spesso però non vengono capiti e di conseguenza non vengono aiutati. Sono i  bambini plusdotati (o gifted) e rappresentano una grande fetta della popolazione studentesca italiana (8-10%). Per loro è nata una rete internazionale che, chiamata Ulisse e presentata in questi giorni all’Università Bocconi di Milano, ha come obiettivo la sensibilizzazione sulle tematiche del talento e della plusdotazione.

Questo argomento non deve interessare solo i genitori, ma anche i medici, gli insegnanti, gli educatori e tutti coloro che in qualche modo fanno parte della vita dei bambini. A questa rete hanno preso parte sei partner internazionali, tra cui l’Università olandese di Nijmegen, l’Università spagnola di Laguna e l’Aistap (Associazione italiana per lo sviluppo del talento e della plusdotazione).

Iperattività, riduzione dei sintomi da una dieta ferrea

Sembra che la dieta abbia un ruolo nella manifestazione dei sintomi della sindrome da deficit dell’attenzione e dell’iperattività. A sostenerlo è un gruppo di studiosi olandesi, la cui ricerca è stata pubblicata su Lancet. Il team di ricerca ha messo a dieta stretta un campione di cinquanta bambini di età compresa fra quattro e otto anni tutti affetti da sindrome di iperattività, quindi ha confrontato gli effetti di tale regime alimentare sui sintomi confrontandoli con quelli di una dieta normale seguita da un altro gruppo di bambini con lo stesso disturbo.

La dieta prescritta si basava di fatto sull’eliminazione di tutti i cibi potenzialmente allergizzanti e comprendeva soprattutto il consumo di alcuni tipi di carne, riso, alcuni vegetali e frutta. I piccoli hanno seguito la dieta per cinque settimane al termine delle quali gli studiosi hanno notato una riduzione dei sintomi tipici della sindrome. In una fase successiva sono stati reintrodotti alcuni alimenti allo scopo di valutare quali causassero una eventuale riacutizzazione di questi.

Bambini e fiori di Bach

I cosiddetti fiori di Bach sono dei rimedi floreali estratti per la quasi totalità (37 su 38) da fiori selvatici o germogli, impiegati per la risoluzione, più che per la cura o il trattamento, di stati emozionali negativi che non permettono di vivere in maniera serena la propria vita. Secondo gli esperti della materia sono efficaci sia per gli adulti che per i bambini ai quali possono essere somministrati sin dalla nascita per aiutarli a superare cambiamenti come l’arrivo di un fratellino o di una sorellina, un trasloco, il passaggio da una scuola ad un’altra, distacchi, problemi di sonno, paure e disagi legati alla dentizione.

I piccoli anzi non solo beneficierebbero come gli adulti di questo particolare ausilio fitoterapico ma addirittura risponderebbero al trattamento ancora meglio di mamma e papà. Bach, colui che li ha messi a punto, consiglia quindi la verbena per i bambini iperattivi, il mimolo per i bambini troppo timidi, un miscuglio di fiori noto come rescue remedy, disponibile anche in crema, per le emergenze di ogni tipo dalle crisi di pianto alle punture di insetti. Effetti collaterali nessuno, fatta salva l’avvertenza che il rimedio fitoterapico è di solito diluito con brandy (ma anche con aceto di mele).

I bambini vittime di abusi di rischiano di diventare adulti violenti

Oggi scegliamo un argomento davvero molto doloroso, ma quando ho letto questa notizia mi è sembrata giusta condividerla con voi, mamme, e sentire anche la vostra opinione. Dietro a storie di abusi e violenze sui minori può celarsi un’altra precedente storia di degrado e abusi. La tesi di alcuni ricercatori londinesi è quella che gli adulti malati, che abusano di bambini, sono in realtà dei bambini abusati, come se la violenza incorporata da piccoli si trasformi in altra violenza da grandi.

A dimostrarlo sono stati gli esperti del National Clinical Assessment and Treatment Service xhe hanno condotto uno studio su un gruppo di 27 bambini fino ai 10 anni di età che hanno molestato fratelli, amici o compagni di scuola, i classici piccoli bulli. Questi ragazzini hanno mostrato di essere mentalmente disturbati e di non essere in grado di formare delle relazioni sane.

Figli perfetti, vogliamo davvero questo?

Oggi care mamme volevo fare una riflessione con voi, un pensiero sulle aspettative che abbiamo verso i nostri figli e sull’idea stessa che abbiamo di loro. Questo pensiero nasce dalla mia esperienza di mamma ma anche da ciò che, io che sono una attenta osservatrice e ascoltatrice, vedo e sento dalle altre mamme che mi circondano. Vuole essere un’autocritica e uno stimolo alla riflessione.

Avete mai pensato che spesso riversiamo sui nostri figli le nostre “mancate” aspirazioni? I nostri piccoli, perlomeno molti di loro, già in tenera età fanno magari due sport e un corso di musica, hanno più impegni del Presidente degli Stati Uniti d’America. E poi i compiti e le festicciole di compleanno. Ma ce la faranno a sostenere questi ritmi? E’ davvero necessario che facciano tutto questo oppure è solo una nostra ansia da prestazione e da figlio perfetto?

Bambini iperattivi, quando si può parlare di disturbo?

iperattività

La sindrome di iperattività infantile, nota anche con il nome di sindrome ipercinetica o disturbo dell’attenzione e dell’iperattività è un disturbo dell’infanzia del quale si sente parlare sempre più spesso; sebbene i suoi segni siano già presenti sin dai primi mesi di vita, alla diagnosi si perviene di solito al momento in cui il bambino fa il proprio ingresso a scuola: il deficit attentivo infatti, unito al comportamento impulsivo e, talvolta, aggressivo, di questi bambini si rende più evidente a causa sia delle difficoltà relazionali con i coetanei che dei problemi di gestione e contenimento incontrati dagli insegnanti.

In particolare, il disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, nel suo aspetto dirompente si manifesta soprattutto nei maschi mentre nelle femmine sembrano prevalere le difficoltà attentive. Attualmente si ritiene che alla sua origine vi siano cause di natura neurobiologica (legate al funzionamento della corteccia pre-frontale) sulle quali vanno ad agire determinanti di tipo ambientale; in altre parole se è vero che questi bambini presentano una sorta di malfunzionamento dei neurotrasmettitori che regolano alcune funzioni coinvolte nel disturbo (motricità e controllo degli impulsi) è anche vero che il contesto familiare e scolastico nel quale il bambino cresce può far molto per acuire o, al contrario, placare l’intensità dei sintomi.