La balbuzie infantile è molto diffusa tra i bambini in età evolutiva, i quali stiano affrontando un periodo complesso, quello relativo all’apprendimento, sia di natura motoria, che cognitiva, che linguistica. Può accadere dunque che durante tale fase il bambino inizi a balbettare, in maniera più o meno lieve e più o meno frequente. Solitamente il fenomeno tende ad andare via da se, quasi spontaneamente, altre volte, invece, può capitare che sia il sintomo di un disagio sul quale è opportuno indagare.
balbuzie
Cura dei tic nei bambini, un approccio innovativo alla Fondazione Don Gnocchi
I tic, ossia quei gesti motori o verbali che vengono messi in atto in maniera del tutto involontaria insorgono nel bambino all’incirca intorno ai cinque-sei anni e ad esserne affetti in Italia sono tre bambini su cento. Il disturbo in genere ha un peggioramento durante l’adolescenza per risolversi spontaneamente in età adulta almeno nel 90 per cento dei casi.
Come aiutare il bambino a superare le balbuzie
Iniziare la scuola è un primo ostacolo davvero importante nella vita di un bambino, diventa però particolarmente duro se il piccolo soffre di balbuzie. Parlare in pubblico è uno stress per tutti, farlo inciampando in ogni parola può essere davvero faticoso. Purtroppo è un disturbo diffuso, perché tocca l’1% della popolazione e il 5% dei bimbi in età prescolare.
Tic nervosi, ne soffre un bambino su cinque
I tic sono dei movimenti che il bambino compie in maniera del tutto involontaria e che gli esperti dividono in semplici e complessi, motori e verbali. I tic motori semplici, per intenderci, consistono in movimenti brevi e sempre uguali del viso o degli arti come strizzare gli occhi, ammiccare, piegare la testa di lato, fare smorfie; i tic verbali semplici consistono nel tossire, sbuffare, raschiare la gola, tirare col naso. Fra i tic vocali complessi rientra invece la ripetizione di parole fuori contesto.
Metodo Lidcombe per la cura della balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio che colpisce un bambino su venti nella fascia di età compresa fra due e quattro anni. Anche se nella gran parte dei casi il problema si risolve spontaneamente, gli esperti ritengono che la cosa migliore sia intervenire tempestivamente per evitare che il “disturbo si cronicizzi” diventando più difficilmente curabilie in adolescenza e in età adulta.
Cos’è il metodo Lidcombe?
Il metodo Lidcombe è un metodo comportamentale per la cura della balbuzie proveniente dall’Australia, dove è stato messo a punto dal professor Mark Onslow dell’Università di Sidney. Il metodo pone il genitore in primo piano poichè proprio questo, dopo un’adeguata preparazione da parte di uno psicologo o logopedista, si pone come curante del figlio riuscendo a superare, allo stesso tempo, il senso di frustrazione e impotenza dal quale spesso si sente assalito.
In cosa consiste il metodo Lidcombe?
Cominciamo col dire che il metodo Lidcombe non consiste nell’insegnare al bambino a controllare il respiro o l’eloquio, quanto piuttosto nell’allenarlo a parlare in modo più sciolto attraverso quello che gli esperti definiscono un sistema di premi e ricompense. Più precisamente il metodo, che si rivolge a bambini da due a sei anni di età, consiste nel conversare con il bambino, nel contesto domestico, per dieci-quindici minuti. Trascorso questo tempo il genitore dovrà commentarne in maniera positiva o neutra l’eloquio.
Il mutismo selettivo
Cos’è il mutismo selettivo
Il mutismo selettivo è un disturbo ansioso caratterizzato dall’incapacità (per così dire) del bambino di parlare in determinate situazioni sociali; il bambino non presenta cioè alcun disturbo neurologico, deficit uditivo o ritardo mentale che spieghi il suo mutismo in alcune circostanze, quali ad esempio il tempo di permanenza a scuola o l’interazione con gli adulti.
Mutismo selettivo, la diagnosi
Il disturbo si manifesta entro i tre anni di età: il bambino si rifiuta di parlare in alcune situazioni mentre il suo eloquio è perfettamente normale e fluente in altre, si mostra timido e riservato. Tuttavia questi comportamenti, scambiati spesso per timidezza, si mostrano in tutta la loro problematicità con l’ingresso a scuola. Il piccolo può sostituire la comunicazione verbale con quella non verbale esprimendosi a gesti o scrivendo.
Disturbi del linguaggio, la balbuzie
Cos’è la balbuzie
La balbuzie è un disturbo del linguaggio rappresentato da un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio. In altre parole, il bambino che balbetta sa esattamente cosa vorrebbe dire ma non riesce a farlo a causa di blocchi, ripetizioni e prolungamenti dei suoni del tutto involontari. Il disturbo interessa all’incirca l’1% della popolazione mondiale e fa la propria comparsa in età infantile, tipicamente fra i due e i sei anni. La balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari, anch’essi del tutto involontari, quali tic, ammiccamenti, tremori delle labbra o del viso, scosse del capo e presentarsi in associazione con altri disturbi del linguaggio quali il disturbo della fonazione e il disturbo della espressione del linguaggio.
Balbuzie, le manifestazioni
Secondo quanto riportato dal DSM, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei distrubi mentali, nel quale troviamo definiti anche disturbi come quelli del linguaggio, la balbuzie presenta le seguenti manifestazioni: