L’autismo è un disturbo di tipo comportamentale causato da un disordine organico dello sviluppo: la causa dell’autismo a tutt’oggi non è nota, e questa malattia è tanto oscura quanto, purtroppo, diffusa. Si stima infatti che in Italia un bambino su 100 sia autistico: in totale, ci sono nel nostro Paese oltre 500 mila ragazzini intrappolati in questa gabbia invisibile che rende loro difficoltoso, quando non impossibile, comunicare con gli altri, relazionarsi con il mondo esterno, esprimere sentimenti.
autismo
Il bambino sarà longevo se il papà è maturo
Diventare genitore a 40 o 50 anni pone anche ai padri diversi interrogativi: riuscirò a stargli dietro quando ancora piccolissimo scapperà da tutte le parti? La differenza di età sarà un problema quando lui sarà adolescente? Per quanto tempo potrò stargli vicino? A tutte queste domande ciascun padre non più giovanissimo troverà risposta nel corso della propria vita e non gli resta che godersela senza pensarci troppo su. Ma una cosa appare certa: i bambini nati da padri maturi sono più longevi.
Sindrome di Asperger e fumo in gravidanza
A poche settimane dallo studio che metteva in relazione obesità in gravidanza e autismo e che, giustamente, ha fatto tanto discutere molte nostre lettrici, giunge, sempre dagli Stati Uniti, notizia di un altro studio condotto con lo scopo di individuare un possibile legame tra alcune variabili ambientali e l’insorgenza dell’autismo.
Obesità in gravidanza e autismo. Esiste un legame?
Giungono dagli Stati Uniti i risultati di uno studio che mette in relazione, per la prima volta, l’obesità materna e l’autismo infantile. E se venissero confermati il dato sarebbe piuttosto allarmante. I ricercatori del Nationwide Children’s Hospital di Columbus hanno infatti condotto un’indagine su un campione di circa mille bambini affetti da autismo, di età compresa tra due e cinque anni, rilevando come nel 67 per cento dei casi questi fossero stati messi al mondo da madri obese.
Il papà è avanti con gli anni? Maggiore è il rischio autismo per il nascituro
Si parla sempre di donne che restano incinte in età avanzata. Non è un problema solo femminile. Anche i papà sono sempre più vecchi, nonostante questa cosa faccia meno discutere (crei meno scalpore) e sicuramente, da un punto di vista fisico, sia meno d’ostacolo. Come sappiamo l’età della donna espone il bambino a diversi rischi, come la sindrome di Down.
Gravidanze ravvicinate, aumenta il rischio di autismo
Secondo una ricerca della Columbia University, diretta dal dottor Keely Cheslack-Postava e pubblicata su Pediatrics, avere due gravidanze ravvicinate, a meno cioè di dodici mesi di distanza l’una dall’altra, aumenta il rischio che il secondo genito sia affetto da autismo.
Lo studio ha preso in considerazione un campione di 660mila bambini secondo geniti nati in California, analizzando la distanza intercorsa fra la prima e la seconda gravidanza: come preannunciato, ne è emerso un rischio di oltre tre volte maggiore di mettere al mondo un bambino con autismo quando l’intervallo tra i parti era inferiore a un anno. Rischio che scende all’1,9 per cento quando i due pargoli vengono messi al mondo a uno-due anni di distanza.
Bambine Rett, i disturbi polmonari si curano con la cantoterapia
È uno dei disturbi classici dall’ autismo. La sindrome di Rett è una grave patologia neurologica, che colpisce prevalentemente le femmine. Un gruppo di ricercatori multidisciplinari del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena ha scoperto che le bambine con questa sindrome soffrono di una malattia ai polmoni simile a quella che può colpire i fumatori più accaniti.
Per giungere a questa tesi, le piccoline sono state sollecitate con stimolazioni sensoriali attraverso il canto. I disturbi respiratori nella sindrome di Rett sono generalmente attribuiti a gravi disfunzioni o immaturità del tronco encefalico, ma finora non esistevano informazioni relative alle caratteristiche morfologiche polmonari. Questo studio ha permesso di raggiungere un nuovo punto (scientifico).
La sindrome di Asperger
La sindrome di Asperger, cos’è
La sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo che rientra nel gruppo dei cosiddetti disturbi dello spettro autistico. Più precisamente, i bambini affetti da sindrome di Asperger vengono definiti autistici ad elevato funzionamento. Infatti, a differenza di quanto avviene nell’autismo “classico” in questo tipo di sindrome non sono presenti marcati deficit di linguaggio o cognitivi. Il disturbo ha una maggiore incidenza tra i maschi piuttosto che tra le femmine e la diagnosi viene posta più tardivamente di quanto non accada in caso di autismo, questo, probabilmente, per l’assenza dei su citati deficit.
La sindrome di Asperger, i sintomi
Le persone con sindrome di Asperger presentano una marcata compromissione delle interazioni sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati, ristretta gamma di interessi e attività, mancanza di empatia, difficoltà a comprendere gli stati d’animo altrui e talvolta le espressioni facciali. Alla sindrome sono correlati altri disturbi quali il disturbo schizoide di personalità e il disturbo dell’apprendimento non verbale e possono associarsi depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo. Come accennato, la sindrome non comporta marcati deficit cognitivi, anzi molti individui che ne sono affetti presentano un’intelligenza superiore alla norma e ottenere successi in precise aree di competenza, soprattutto se queste non richiedono necessariamente interazioni sociali.
Autismo: i primi segnali nel pianto dei neonati
Il pianto è il principale strumento con cui il neonato comunica con il mondo esterno. Con i vagiti, il lattante manifesta i propri bisogni e cerca di attirare su di se le attenzioni dei genitori e delle persone che gli stanno intorno. Dal pianto dei neonati, quindi, una mamma può capire, ad esempio, quando il bambino ha fame, ha sonno, quando deve essere cambiato o quando ha dei fastidi. I vagiti, oltre ad esprimere le esigenze del piccolo, sono in grado di trasmettere tutta un’altra serie di informazioni che non sempre possono essere colte dai genitori come, ad esempio, i segni premonitori dell’autismo. Una ricerca scientifica dell’Università del Kansas, negli Stati Uniti, ha evidenziato, infatti, come i primi sintomi dell’autismo possono essere riscontarti già nei primi vagiti emessi dal neonato. Secondo lo studio, condotto dal professore Stephen Warren, ascoltando nei primi mesi di vita il pianto e la voce del neonato attraverso un particolare esame dei suoni, è possibile capire se il bambino svilupperà la malattia. In questo modo, si potrà intervenire tempestivamente con una speciale terapia.
Una giusta dieta può aiutare i bambini autistici
Una dieta che escluda gli alimenti che contengono glutine e caseina sarebbe utile per aiutare i bambini affetti da autismo; a sostenerlo è uno studio condotto dai ricercatori Università del Sunderland, in Inghilterra, e pubblicato sulla rivista scientifica Nutritional Neuroscience.
Per giungere alla conclusione che i bambini autistici che seguono una particolare dieta vedrebbero migliorato il comportamento, i ricercatori hanno esaminato 72 bambini di età compresa tra i 4 e i 12 anni affetti da autismo; i bambini sono stati divisi in due gruppi: il primo ha seguito una dieta a base di alimenti senza glutine e senza caseina, il secondo, invece, una dieta normale. Dopo i primo otto e dodici mesi sono stati effettuati i test di controllo riguardanti il comportamento, l’iperattività, il livello di sviluppo e la disattenzione.
A Roma il primo Centro italiano per i bambini autistici e le loro famiglie
Ieri 2 aprile 2010 si è svolta la Giornata Mondiale dell’Autismo, una malattia che insorge di solito verso i tre anni di età e che poi accompagna il bambino in tutta la sua vita, una malattia che non colpisce nel fisico ma nelle facoltà cognitive e nella capacità di interagire con gli altri, associata spesso a schemi comportamentali ripetitivi e a routine molto rigide. Chi soffre di autismo ha necessità di essere affiancato assieme alla famiglia in un percorso formativo del comportamento e di come esso va gestito. Per questo motivo è stata accolta con piacere la notizia della nascita del Primo Centro italiano a favore dei bambini autistici e delle loro famiglie, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Handicap Dopo di Noi, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Opera don Calabria di Roma.
Ma vediamo meglio di cosa si occupa il Centro dal comunicato stampo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:
Il massaggio thailandese utile anche per i bambini autistici
I massaggi spesso vengono consigliati nella crescita e nello sviluppo di un bambino ed a questo proposito voglio parlarvi dei risultati a cui sono arrivati i ricercatori del Rehabilitation Centre della Thai Red Cross Society in Thailandia. Secondo il loro studio il massaggio tradizionale tailandese (MTT) è utile anche nei bambini affetti da autismo (il massaggio thai così come riportato nel sito thaiacademy.it oltre appunto a favorire la crescita fisiologica e comportamentale, sviluppa anche l’interazione tra neonato e genitori); si tratta della prima ricerca che ha studiato gli effetti del MTT sui disturbi comportamentali ed emotivi dei bambini autistici.