Dopo un aborto spontaneo l’idea di una nuova gravidanza può spaventare. Daltronde si tratta di un avvenimento, nella vita di una donna, che può devastarla psicologicamente. I dati sono comunque significativi, il 15% circa delle gravidanze si conclude con un aborto spontaneo e spesso è necessario del tempo affinchè la donna si senta nuovamente pronta per affrontare una nuova gravidanza. Fermo restando il fatto che i casi di aborto ricorrente colpiscano solo l’1% delle coppie, al verificarsi di questa tipologia di situazione è bene rivolgersi ad uno specialista.
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Quanto costa garantire alle donne il diritto di abortire?
Come non si può obbligare una donna ad abortire, non si può obbligare un medico a praticare l’aborto. Sono due scelte personali e individuali. Detto ciò il servizio pubblico deve impegnarsi per garantire il servizio e per non eccedere nei costi. Purtroppo però l’eccellenza italiana, in questo specifico campo, ha diverse zone d’ombra. Il risultato? Moltissime strutture sono obbligate a chiamare da fuori (ovvero altri ospedali) dottori non obiettori per preservare il normale svolgimento degli aborti.
RU486, le vendite della pillola abortiva sono aumentate del 30%
La tanto discussa pillola abortiva Ru486 si sta affermando anche nel mercato italiano, con numeri decisamente in positivo. Nel 2012 sono state vendute quasi 10 mila confezioni (dato che equivale alla distribuzione negli ospedali) contro i 7.400 del 2011, confermando un aumento del 30 percento in soli 12 mesi. Questi dati sono stati forniti da Nordic Pharma, l’azienda che distribuisce il farmaco in Italia dal 1 aprile 2010, all’Adnkronos Salute.
L’aspirina in gravidanza potrebbe prevenire gli aborti spontanei
I farmaci in gravidanza non vanno assunti, perché possono interferire con lo sviluppo del feto. Esistono però delle eccezioni, che ovviamente devono essere prescritte e controllate dal proprio medico. Un recente studio ha dimostrato che l’aspirina potrebbe prevenire l’aborto nel caso di sindrome di Hughes, caratterizzata dal sangue troppo viscoso.
Pillola del giorno dopo gratuita per gli universitari francesi
Pillola del giorno dopo tiene ancora banco e soprattutto fa discutere. Arriva dalla Francia la notizia che il famoso farmaco di emergenza sarà distribuito gratuitamente agli universitari. Ma non è l’unica novità. Il Ministro della Salute, Marisol Turaine, ha anche comunicato che i farmacisti sono autorizzati a vendere la pillola agli studenti che non hanno una recente ricetta, che però non deve essere più vecchia di 12 mesi. La prevenzione prima di tutto.
Le donne turche scendono in piazza contro la riforma della legge sull’aborto
La scorsa domenica, 3 giugno, le donne turche sono scese in piazza per protestare contro la riforma della legge sull’aborto approvata nel 1983. Attualmente la legge prevede la possibilità di interrompere la gravidanza fino alla decima settimana di gestazione, limite che con la riforma si intende abbassare a quattro settimane. Uno stadio della gravidanza al quale, come ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian il ginecologo turco Mustafa Ziya Gunenc, è impossibile procedere sia per motivi “tecnici” che per motivi legati alla salute della donna.
Aborto, che ruolo hanno i papà?
L’utero è mio e me lo gestisco io. E’ questo uno degli slogan più famosi delle femministe italiane. Ma la gravidanza è davvero una questione solo di donne? È vero che la scelta di avere un bambino tocca prima di tutto la mamma e poi il papà, ma all’interno di una coppia il desiderio o meno di mettere al mondo un piccolo dovrebbe essere condiviso.
Usa, donne obbligate a guardare l’ecografia prima dell’aborto
Questo è un tema molto delicato. L’aborto divide tantissimo l’opinione pubblica: ci sono persone a favore, persone contrarie, persone che vorrebbero che anche il resto del mondo fosse contrario e persone che non ammettono l’aborto, ma partono dal presupposto che sia una scelta privata. Sono sicura però di una cosa, qualsiasi sia la fazione c’è un fattore condiviso: il rispetto della donna.
Aborto spontaneo per Denny Mendez: l’attrice racconta il suo dolore
Denny Mendez ha perso il suo bambino. Sono molte le donne che hanno conosciuto quel dolore, quel senso di vuoto e di fallimento che porta con sé un aborto. Attendere un bambino, quando voluto e desiderato, è una scommessa con il futuro, un progetto di vita a lunga scadenza e non è facile accettare che un giorno come un altro tutto questo non ci sia più. Succede alle donne normali e succede anche alle vip, proprio come l’ex Miss Italia.
Primo sì alla pillola dei 5 giorni dopo, ma la gravidanza non deve essere accertata
Abbiamo presentato ormai molto tempo fa la pillola dei 5 giorni dopo, ovvero quel farmaco che può essere preso fino a cinque giorni dopo aver avuto un rapporto non coperto per scongiurare il rischio di gravidanza. Diciamo che è una sorta di pillola del giorno dopo a lungo termine. Il Consiglio Superiore di Sanità ha dato il primo sì e quindi potrebbe arrivare presto anche in Italia.
Manifesto anti-aborto, scoppia la polemica a New York
L’aborto fa discutere l’America e stavolta con un cartellone gigantesco grande come la parete di un palazzo. Il tema è quello dell’interruzione volontaria di gravidanza tra le donne di colore, che è tre volte superiore a quello del resto della popolazione. Su questo manifesto, firmato dal gruppo Life Always, compare una bella bambina di circa quattro anni con la scritta: il posto più pericoloso per un afroamericano è dentro il grembo materno.
Un’immagine forte che vuole bloccare quello che stato definito un complotto genocida nei confronti di bambini non ancora nati. Ovviamente le parole utilizzate sono molto forti e lasciano a bocca aperta. Si sono già sollevate numerose polemiche sull’uso di questa campagna. Bill de Blasio, un avvocato di Manhattan, ha descritto la pubblicità come gravemente offensiva per le donne e le minoranze.
Interruzione volontaria di gravidanza, il ministero vuole abbassare il limite
Dopo la bocciatura da parte del TAR delle direttive della Regione Lombardia sull’attuazione della legge 194, che garantisce il diritto di aborto alle donne italiane, si torna a parlare di interruzione volontaria di gravidanza. Stavolta è lo stesso ministero della salute a rilanciare il tema attraverso l’annunciata volontà di abbassare il limite di ventidue settimane per il ricorso all’aborto terapeutico, senza però intaccare l’impianto attuale della legge.
Si tratterebbe in altre parole di far approvare, fermo restando il consenso unanime dei governatori, delle nuove linee guida in conferenza Stato-Regione. Le polemiche si preannunciano, come sempre, roventi ma, come afferma il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, il nuovo limite verrebbe largamente accettato e condiviso dalla comunità scientifica, a prescindere dalle posizioni ideologiche individuali, forte dei progressi della medicina che assicurerebbero ai piccoli maggiori probabilità di sopravvivenza.
Test genetici in gravidanza, troppi errori di interpretazione
Non è passato molto tempo da quando, care mamme, vi ho raccontato del nuovo test per conoscere il sesso del bambino alla settima settimana di gravidanza. Non ha alcuna controindicazione, ma alcuni esperti hanno sollevato una questione interessante: sapere se il pupo è maschio o femmina potrebbe indurre alcune coppie ad abortire. Questo vale soprattutto per alcune culture che considerano la donna meno importante dell’uomo. Questa tesi ora è stata avvallata da un nuovo allarme durante il congresso nazionale dell’ordine dei Biologi che si è appena concluso a Roma. L’argomento però è stato esteso anche ad un altro problema.
Quella dei test genetici, soprattutto prima di una gravidanza, è ormai una pericolosa moda: spesso i risultati sono interpretati male e spingono i pazienti ad azioni come l’interruzione di gravidanza anche quando non ce ne sarebbe bisogno
Dopo l’11 settembre negli USA sono aumentati gli aborti spontanei di feti maschi
Torniamo a parlare di aborto per un fatto che non riguarda strettamente l’Italia ma gli USA. Sembrerebbe che dopo l’attacco alle Torri Gemelle gli aborti spontanei di feti maschili siano aumentati; questo almeno è quanto sostenuto da im Bruckner dell’università di Irvine in California.
Potrebbe essere il risultato di quello che si chiama “lutto collettivo”,
teoria secondo cui, quando si verificano eventi negativi che coinvolgono tutta la nazione, anche le persone direttamente coinvolte nell’evento ne sono però influenzate in modo negativo