Sognare il proprio bambino durante la gravidanza è molto comune e molto emozionante. No, non parliamo di cabala o d’interpretazione, ma di qualcosa di più profondo. Questa circostanza si manifesta soprattutto nell’ultimo trimestre, quando ormai il pancione è sbocciato e avete potuto vedere moto bene il piccolino nell’ecografia. I nove mesi sono importanti non solo perché servono al feto per svilupparsi completamente, ma perché la mamma ha il tempo necessario per abituarsi a quello che sarà il suo ruolo futuro e ad accogliere il suo bimbo.
Il sogno altro non è che la maturazione di questo processo. Con l’avvicinarsi del termine sarà sempre più frequente sognare il parto, sognare di stringere il bambino, di cullarlo, di vederlo magari in braccio a un’altra persona, per esempio al padre. È inevitabile chiedersi come sarà quello piccolino, starà bene e soprattutto a chi assomiglierà. La mamma con il parto deve affrontare un trauma: la separazione.
Finchè il bimbo sta nel ventre materno può godere di un rapporto esclusivo. Siete solo tu e lui o lei, ma una volta nato questo bimbo potrà interagire anche con altre persone, non sarà più solo tuo. Può sembrare un concetto banale e scontato, ma è una delle emozioni più complesse da affrontare. Dopo il parto, gli ormoni devono assestarsi, molte mamme hanno problemi con l’allattamento o devono fare i conti con la depressione. Sono spesso tutte situazioni che si legano al trauma della separazione.
Abbiate quindi la pazienza di attendere: immaginate il piccolo e non tenetelo solo per voi. Condividete questa esperienza con il papà, che non ha nove mesi per prepararsi. Diventa padre al momento della nascita, quando finalmente può stringerlo tra le braccia. Imparate a condividerlo: nessuno vi toglierà mai lo status di mamma, nessuno può sostituirsi a voi, ma non sarà facile all’inizio accettarlo con serenità.
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