Desiderate sapere se il vostro bimbo è sano o ha la sindrome di Down? In alcuni Paesi europei (Germania, Austria, Svizzera e Liechtenstein) è possibile acquistare il primo test del sangue fai da te per diagnosticare la malattia dalla 12esima settimana.
Si chiama PrenaTest ed è stato elaborato proprio per quelle mamme esposte al rischio di trisomia 21 per il nascituro. Se ci pensate è una buona notizia, perché esami come l’amniocentesi o la villocentesi possono avere dei gravi rischi. Eppure sono scoppiate le polemiche: le associazioni per la vita e religiose sostengono che questo prodotto possa aumentare il tasso di aborti.
Il tema è stato così tanto dibattuto che a giugno, Federazione Internazionale delle organizzazioni della sindrome di Down, portavoce del movimento in 16 Paesi, ha presentato ricorso alla Corte Europea dei diritti umani, sostenendo che il test possa violare i diritti umani. Quali? Il diritto alla vita delle persone down e di quelle con altri handicap. I toni si sono accesi.
La protesta deriva dal fatto che, secondo alcuni dati tedeschi, oggi il 90 percento dei genitori che scopre che il suo bimbo ha la sindrome di Down decide per l’aborto. Ma c’è di più. Perché l’associazione parla di discriminazione anche nei confronti di quei genitori che scelgono di avere un bimbo con questo problema: dovranno spiegare a tutti la ragione della loro gravidanza.
Nonostante le proteste, è entrato ugualmente in commercio e la società che produce il PrenaTest ricorda però che le attuali tecniche diagnostiche comportano un rischio di aborto. È minimo perché si attesta all’1 percento, ma esiste e non è un mistero. Inoltre, la perdita del feto avverrebbe, in questo caso, dopo la 16 esima settimana.
Cosa ne pensate, care mamme? La possibilità di dare ai genitori uno strumento in più di indagine è importante e positivo. Qui non si discute di aborto, ma di salute e di gravidanza.
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