Avrete letto tutte, probabilmente, della sentenza emessa nei giorni scorsi in merito ai presunti abusi su bambini della scuola materna “Olga Rovere” di Rignano Flaminio: tutti gli imputati sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”. Dopo aver letto questa notizia, molti pensieri si sono susseguiti nella mia testa, e vorrei condividere con voi alcuni spunti di riflessione.
Intanto, se davvero il fatto non sussiste, non posso che essere sollevata. Pensare che i terribili abusi di cui si è tanto parlato, e che certamente hanno turbato soprattutto noi mamme, in realtà non siano mai accaduti, è confortante.
D’altra parte, penso con dolore alle vite (irrimediabilmente?) segnate delle persone coinvolte in questa bruttissima vicenda: ai bambini, che difficilmente dimenticheranno, alle loro famiglie, ancora convinte di aver subito una grave ingiustizia, e agli imputati ingiustamente accusati, la cui vita sarà per sempre segnata dall’ombra del sospetto, nonostante la sentenza a loro favore.
Come sempre, finisco col domandarmi quanto sia etico lo pseudo-principio giornalistico dello “sbatti il mostro in prima pagina”, ma c’è anche dell’altro. Perché se queste persone sono state accusate, è evidente che le famiglie dei bambini coinvolti avevano dei sospetti più che fondati. E allora, i casi sono due.
Il primo: siamo talmente sfiduciati, talmente diffidenti verso chiunque si avvicini ai nostri figli, che possiamo arrivare anche a sospettare di atrocità del genere. Ma questo allarmismo colpevolista diffuso dai media non fa altro che accrescere, in una sorta di circolo vizioso della paura, la nostra inquietudine. Come possiamo insegnare ai nostri bambini l’apertura e le fiducia nel prossimo, se siamo spaventate a morte da quello che leggiamo sui giornali?
Non fraintendetemi. Proteggere i nostri bambini è legittimo e anzi doveroso, ma quanto è labile il confine tra la giusta attenzione e l’eccessiva apprensione? Vi segnalo, a questo proposito, un interessante articolo sul blog di Uppa – Un pediatra per amico.
Ma c’è anche una seconda possibilità, ancora più inquietante: se davvero, come ci auguriamo, i cinque imputati del processo di Rignano sono innocenti, rimane il fatto che un numero significativo di bambini ha raccontato di aver subito delle violenze e ha mostrato segnali di un qualche trauma: hanno inventato tutto? O forse qualcosa, a qualcuno di loro, è davvero successo, magari non nella scuola? Questo rimane un fatto poco chiaro, e l’auspicio è che si arrivi presto a fare chiarezza su questa pagina di cronaca così dolorosa.
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