Andare a scuola senza la cartella e condividendo le matite e i pennarelli. È un altro modo di interpretare lo studio, decisamente più condiviso, meno dispendioso e soprattutto più leggero per la schiena. La “scuola senza zaino” è un progetto nato nel 2002 a Lucca, a cui finora hanno aderito 127 istituti della penisola, e da quest’anno se ne aggiungeranno altri 63 in Toscana.
Come funziona? Per combattere il famigerato “caro scuola” che ogni anno si abbatte sulle tasche della famiglia senza alcuna clemenza, il progetto prevede di non ammettere in classe zaini e astucci, biro, matite, gomme, forbici, squadre e righelli sono in condivisione e a fine lezione quaderni e libri vengono sistemati negli scaffali all’ingresso dell’aula.
Non è tutto, per la “scuola senza zaino” offre anche percorsi didattici personalizzati e allo stesso tempo abitua gli alunni a lavorare in gruppo. In alcuni istituti i vecchi banchi monoposto sono stati sostituiti da grandi tavoli quadrati con sei sedie intorno. I bambini ruotano una volta alla settimana, per stimolare la socializzazione.
Inoltre, come nei college inglesi, non sono gli insegnati a migrare dall’aula all’altra ma i ragazzi: quella “a righe” è quella di italiano, storia e geografia, mentre quella “a quadretti” è riservata a matematica e scienze. Non finisce qui, perché c’è un aula di informatica con due computer collegati a Internet, un angolo “agorà” con una pedana e sopra dei cuscini morbidi disposti a semicerchio, dove i bambini si accomodano per leggere un libro, da soli o in gruppo, e durante le lezioni frontali.
Sembra la scuola ideale e funziona, soprattutto perché l’insegnamento non è standard, ma differenziato in base alle necessità e alle competenze del gruppo o del singolo. Quando il bambino è al centro di tutto si capisce immediatamente che alla base della formazione c’è la pedagogia montessoriana.
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