Imparare l’inglese da piccolissimi per relazionarsi con più facilità alla lingua straniera. Le scuole di tutta Europa stanno discutendo sui programmi didattici, per migliorare l’istruzione delle nuove generazioni. La materia che sta più a cuore è l’inglese, mezzo indispensabile per introdursi nel mondo del lavoro e per comunicare. Esiste un’età giusta per avvicinarsi alla lingua? Se sì, c’è una tecnica più appropriata?
In Francia il ministro dell’Educazione ha annunciato un maxi-investimento nell’insegnamento dell’inglese fin dalla materna, perché gli esperti sostengono che il bambino tra 3 e i 5 anni sia già pronto per studiare una seconda lingua. Infatti, sono necessari schemi mentali che i piccoli si sono già costruiti nel corso della loro breve vita. Purtroppo in Italia non stiamo seguendo l’esempio dei cugini francesi e il motivo è la mancanza, come sempre, di fondi per la scuola pubblica.
Sono nati, negli anni, gruppi e strutture interessanti, ma stanno chiudendo una dopo l’altra: per esempio a Torino non ci sono soldi per pagare insegnanti di madre lingua dedicati ai bimbi dell’ultimo anno delle scuole comunali d’infanzia, mentre in Sardegna, il celebre progetto Sardinia speaks english sembra non aver più futuro. Insomma, se non sono i genitori che si fanno carico privatamente delle lezioni o di attività di gruppo (come la merenda all’inglese diffusa a Milano e Roma), i piccoli non hanno nessuna occasione di sentir parlare la lingua. Lo conferma Daniela Silvestri, linguista trentina, esperta di didattica precoce dell’inglese:
Se in casa nessuno parla un’altra lingua, se non esistono altre occasioni, allora quella merenda con i compagni è soltanto un momento di gioco come un altro, più o meno piacevole, e ne resterà ben poca traccia. Se invece si prevede che il piccolo possa comunicare in diverse lingue, anche con i genitori in alcune occasioni o con gli ospiti o i compagni di scuola, non esistono controindicazioni al di là del gradimento individuale del bambino.
[Fonte: Repubblica]