Diagnosticare precocemente la sordità è fondamentale. Solo così infatti è possibile mettere in atto tutti gli interventi necessari a garantire al bambino che ne è affetto una vita quanto più possibile normale.
Per questo motivo lo screening audiologico neonatale dovrebbe essere garantito a tutti i bambini entro il terzo-quarto mese di vita; peccato però che in Italia non esista nessuna legge che lo renda obbligatorio a livello nazionale. Questo nonostante il Piano sanitario 2011-2013 indichi come priorità l’estensione dell’esame audiologico neonatale ad almeno il 90 per cento dei nuovi nati.
Il raggiungimento dell’obiettivo però è di competenza delle regioni e solo sette di esse hanno emanato un’apposita normativa. Allo scopo di avere un quadro completo della situazione, l’Istituto affari sociali di Roma ha seguito per due anni l’operato di cinque regioni: Liguria, Toscana, Marche, Campania e Lombardia.
E se la buona notizia è che l’85 per cento dei bambini è stato sottoposto a screening audiologico, spesso le stesse regioni che particano screening audiologici neonatali su larga scala non dispongono di centri di secondo e terzo livello dove poter avere conferma della diagnosi ed effettuare l’eventuale intervento per l’impianto cocleare.
Per porre rimedio a questa situazione in Lombardia è stata appena approvata una delibera che rende obbligatorio lo screening in tutti gli 87 punti nascita presenti sul territorio regionale e stabilisce che vengano individuati 13 centri di secondo livello e tre o quattro di terzo.
Intanto anche i medici promuovono iniziative per cambiare la situazione: la Rete audiologica della Federazione italiana medici pediatri ha infatti formato 1200 pediatri sui diversi aspetti dello screening e la Società Italiana di neonatologia ha dato vita al “Gruppo di studio organi di senso” che a Gennaio invierà un questionario a tutti i centri nascita sul territorio nazionale per capire quali e quanti di questi effettuano lo screening.
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