Lo screening uditivo neonatale universale per tutti i nuovi nati è finalmente una realtà anche nel nostro Paese. O quasi. Infatti, secondo i dati raccolti quest’anno dall’Osservatorio Disabilità del Dipartimento di Sciense Biomediche ISFOL-Istituto Italiano di Medicina Sociale, nel 2011 l’80 per cento dei neonati è stato sottoposto a questo importantissimo esame. L’obiettivo, dicono gli esperti, è arrivare fino al 90-92 per cento ma siamo finalmente rientrati nella media europea.
Certo, molto resta ancora da fare, soprattutto in quelle regioni in cui la sordità è maggiormente diffusa: Basilicata, Sicilia e Calabria. Il problema però è che in Italia manca una direttiva nazionale o una legge regionale che renda obbligatorio lo screening audiologico neonatale; provvedimento che è stato adottato solo in sette regioni mentre nel resto del territorio nazionale sono i direttori delle neonatologie a decidere se questo va effettuato o meno.
La buona notizia è che attualmente sono all’esame della Conferenza Stato-Regioni le linee guida nazionali cui si auspica tutte le regioni dovrebbero uniformarsi per ottenere un cambiamento tangibile della situazione. Ammesso che lo facciano resta però il problema dell’individuazione dei centri audiologici di secondo e terzo livello, presso i quali i piccoli dovrebbero recarsi per la conferma della diagnosi e l’inserimento dell’eventuale impianto cocleare. Tali centri però non sono presenti su tutto il territorio, “dettaglio” questo che costringe i bambini e le loro famiglie a spostarsi da una regione all’altra per ottenere le cure adeguate.
Lo screening audiologico universale andrebbe effettuato entro i primi tre-quattro mesi di vita. Sottoporvi i neonati è fondamentale perchè rappresenta il mezzo più efficace per individuare problemi di sordità ed intervenire tempestivamente. Più precoce è l’intervento migliori sono le possibilità di ridurre il disagio legato al deficit uditivo e garantire al bimbo una vita più normale possibile. Tutto questo con una notevole riduzione del costo sostenuto dalla sanità pubblica.
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