Si festeggia il 4 ottobre, San Francesco, il patrono d’Italia: nato ad Assisi nel 1182, era figlio di Giovanni Francesco Bernardone, un ricco mercante di stoffe. Dopo una giovinezza spensierata, cambiò vita e si dedicò alla cura dei lebbrosi e alle opere di carità: poco prima di morire, nel 1226, ricevette le stigmate e fu canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX.
San Francesco, oltre ad essere il patrono d’Italia, è anche il santo protettore degli animali con cui riuscita a parlare. Ecco tre storie per i bambini tutte da leggere che raccontano il legame di San Francesco con gli animali. protagonista di storie che racconta il legame del santo. Di seguito,
San Francesco e il lupo, San Francesco e gli animali mansueti, La predica agli uccelli di San Francesco.
San Francesco e il lupo
Vicino alla città di Gubbio c’era un lupo ferocissimo.
Assaliva le persone. Tutti avevano paura.
Più nessuno osava uscire dalla città.
S. Francesco lo seppe e disse:
Voglio andare a trovarlo.
Il lupo era nel bosco con gli occhi rossi e la bava alla bocca.
Quando vide San Francesco balzò per addentarlo.
San Francesco tese la mano verso di lui e lo chiamò: – Fratello.
Il lupo si fermò meravigliato.
Fino allora tutti gli avevano gettato sassi, gridando parole cattive.
Come era bella quella parola di amore!
Fratello, non fare più male. Se sarai buono tutti ti ameranno.
Fratello lupo, promettimi che non ucciderai più nessuno.
Il lupo posò la sua zampa sulla mano del Santo e la promessa fu fatta.
San Francesco lo portò con sé dentro in città. Da allora il lupo fu sempre buono.
Tutti gli davano da mangiare ed esso andava nelle case come un cane.
Quando morì, la gente di Gubbio provò molto dispiacere
San Francesco e gli animali mansueti
Un giorno S. Francesco incontrò un ragazzetto che portava al mercato alcune tortore.
Il Santo guardò le bestiole con occhio pietoso e:
O buon giovane, disse, ti prego, dammi codeste tortorelle semplici, innocenti e pure.
Se tu le venderai, certo cadranno nelle mani di uomini crudeli che le uccideranno.
Il buon ragazzo gliele diede tutte e San Francesco, ricevendole nel suo grembo, disse loro con dolcezza:
O mie sorelle tortore, semplici e timide, perché vi lasciate pigliare?
Ecco io vi salverò da morte e vi preparerò il nido.
Così fece e, da quel giorno le tortore non abbandonarono più
il conventino di S. Francesco e dei suoi frati.
La predica agli uccelli di San Francesco
San Francesco si recava un giorno, con alcuni frati, a Bevagna, cittadina dell’Umbria.
Lungo la strada, alzando gli occhi, vide che su alcuni alberi era una grande quantità d’uccelli.
Aspettatemi qui, disse ai compagni, io andrò a predicare a questi nostri fratelli.
Ed entrato nel campo incominciò a predicare agli uccellini che, scesi dagli alberi, si erano raccolti attorno a lui.
E finché S. Francesco parlò, essi stettero sempre fermi, senza fare il minimo movimento.
Fratelli miei, disse loro il Santo, voi dovete molta riconoscenza a Dio creatore, perché vi ha dato il grande dono di volare nell’aria.
Voi non seminate, non mietete, eppure Dio vi nutre e vi da fiumi e fontane per bere.
Voi non sapete filare e tessere, eppure Dio veste Voi e i vostri figliuoli col più morbido e grazioso dei vestitini di penne e piume.
Mentre San Francesco parlava, tutti gli uccellini aprivano i loro becchi, stendevano i colli, aprivano le ali, chinavano reverentemente le testoline sino a terra e dimostravano insomma, con i loro atti di ascoltare, d’intendere e d’approvare le parole del Santo.