Manca poco alla festa del papà: il 19 marzo i padri potranno essere festeggiati, com’ è giusto che sia, per il loro impegno, il loro amore e la loro presenza. È cambiato moltissimo il loro ruolo all’interno della famiglia. Sono ancora molti gli ostacoli culturali da superare e ognuno nel suo nido ha sicuramente i suoi problemi, ma la maternità sta diventando qualcosa che coinvolge in egual misura padri e madri. E forse è questo il vero successo della nostra generazione.
Un tempo l’uomo “doveva fare l’uomo”. Giusto per usare un luogo comune. I padri erano quelli che si occupavano di mantenere la famiglia ed erano i veri capi famiglia: avevano l’ultima parola su tutto. Nelle case c’erano delle differenze notevoli tra i compiti del marito e della moglie, cui era affidata la totale cura dei bambini. Oggi la situazione è un po’ diversa e anche in termini di legge si sta lavorando perché in famiglia vengano abolite, in virtù della parità dei sessi, le quote rose.
Il congedo di paternità purtroppo fa ancora legalmente acqua da tutte le parte e molti uomini non lo prendono neanche in considerazione, ma c’è e con calma (come sempre in Italia) diventerà una realtà, a dimostrazione del fatto che accudire un bimbo non è una questione di genere, ma da genitore. È bello vedere padri in giro con i pargoletti, preparare la pappa ai loro bambini e intercambiarsi la notte con la propria partner per cullare il piccolo urlante. È bello vedere la partecipazione di questi uomini durante la gravidanza: dalla prima ecografia al corso pre parto, alla sala parto.
È importante che vengano maggiormente tenuti in considerazione i sentimenti di questa parte di famiglia (spesso un po’ bistrattata) e che nei casi di separazione, mamma e papà abbiano uguali diritti su figli. Questo, almeno secondo il mio punto di vista, non vuol dire però affidamento congiunto. Così com’è fondamentale che ci sia un’assistenza maggiore alla paternità e a eventuali disturbi che possano colpire i padri, come la depressione post partum.
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