Sono sempre più numerosi i bambini iperattivi, ovvero con quel disturbo chiamato sindrome da iperattività con deficit di attenzione (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Uno studio del Kaiser Permanente Southern California ha dimostrato che in meno di 10 anni, dal 2001 al 2010, c’è stato un vero e proprio boom di diagnosi, con un picco per i piccoli ispanici.
Durante quest’indagine sono state esaminate le cartelle di circa 850mila bimbi di provenienza diversa, tra i 5 e gli 11 anni. Per capirci si tratta di pazienti delle scuole elementari. Gli esperti hanno notato che quasi il 5 percento del totale, quindi più di 39mila bambini, hanno ricevuto una diagnosi di Adhd.
Non è tutto. Secondo gli esperti, i bambini bianchi e quelli neri hanno più possibilità di ricevere una diagnosi di questo genere rispetto a ispanici e asiatici. Ma qual è stato il trend di crescita? Nel 2001 la percentuale era di circa 2,5 percento, nel 2010 si è arrivati a un 3,13 percento: sembrano piccoli numeri ma l’aumento complessivo registra un +24 percento.
I nostri risultati suggeriscono che un gran numero di fattori possono influenzare i tassi di diagnosi di Adhd, compresi alcuni fattori culturali che possono influire sulle ricerche di un trattamento. Se i motivi che sono all’origine dell’aumento dei tassi di Adhd non sono ancora ben compresi, una maggior conoscenza di questo disordine tra pediatri e genitori può aver portato alla crescita di diagnosi.
Ecco qui trovata quindi una spiegazione: si tratta di una malattia recente, giovane. Non sono tanti gli studi che hanno affrontato questo problema e solo in questo periodo storico si è creata anche una certa sensibilità medica verso questo problema. Secondo le stime usa, l’Adhd dovrebbe colpire 4-12% dei bambini in età scolare, è tre volte più frequente nei maschi e pesa sulle casse dello stato tra 36 e 52 mld di dollari l’anno.
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