Cos’è la ptosi palpebrale?
La cosiddetta ptosi palpebrale consiste nell’eccessivo abbassamento della palpebra superiore che causa, di conseguenza, un’apertura incompleta dell’occhio.
Quali sono le cause della ptosi palpebrale nei bambini?
Premesso che la ptosi può insorgere a tutte le età, nei bambini distinguiamo, in base alle cause che l’hanno determinata, ptosi di origine neurologica, meccanica e muscolare. La ptosi neurologica è causata da un difetto acquisito o congenito a livello della muscolatura palpebrale, la ptosi meccanica è dovuta invece al peso eccessivo della palpebra in seguito a infiammazioni o malattie come l’orzaiolo, mentre, infine, la ptosi muscolare è causata dall’incapacità da parte del muscolo a contrarsi e a sollevare la palpebra.
Cosa fare se il bambino è affetto da optosi alla nascita?
Occorre fare una visita oculistica, optometrica e neurologica per stabilire le cause e l’entità del problema.
Esiste una cura per la ptosi?
La ptosi è curabile, ma il tipo di intervento varia a seconda delle cause che l’hanno originata: in caso di ptosi meccanica infatti la terapia consiste nella somministrazione locale di antibiotici e antinfiammatori (secondo prescrizione medica), mentre in caso di ptosi muscolare e neurologica si dovrà ricorrere all’intervento chirurgico.
E’ pericoloso l’intervento chirurgico per correggere la ptosi?
Si tratta di un intervento molto delicato che deve essere effettuato da mani esperte, ma non per questo è pericoloso per la salute del piccolo.
A che età è possibile intervenire?
Se la ptosi non danneggia la funzionalità visiva si tende a rimandare l’intervento a quando il bambino è un po’ più cresciuto; da un lato per poter intervenire senza dover fare l’anestesia totale, dall’altro perchè si riduce il rischio che la cicatrice aumenti con la crescita del bambino. Intervenire in anestesia locale permette infatti al chirurgo di ottenere la collaborazione del bambino e stabilire con lui se sta procedendo nella direzione giusta: se alzasse troppo la palpebra infatti si correrebbe il rischio di lasciare scoperta la cornea. Se il bambino “partecipa” invece il medico può avere una percezione più esatta di quanto il difetto sia stato corretto.