Forse non tutti la conoscono, ma tra i disturbi legati alla dolce attesa c’è anche la colestasi gravidica. Si tratta di una epatica patologia indotta dalla gravidanza che compare indicativamente durante il terzo trimestre di gestazione. Non va trascurata in quanto potrebbe provocare seri problemi relativamente alla salute del feto. Si tratta comunque di una patologia piuttosto rara, almeno in Italia, dove la percentuale di incidenza si aggira intorno all’1-2 %.
I sintomi della colestasi gravidica sono rappresentati in un primo momento da un fastidioso prurito, soporattutto notturno, alla pianta dei piedi e alle mani, che successivamente si estende al altre zone del corpo. Degli esami del sangue specifici riveleranno dopo una ventina di giorni una concentrazione di bile nel fegato. La colestasi gravidica non è pericolosa per la salute delle madre, nonostante sia accertato un collegamento con una tendenza maggiore alle emorragie post partum. Di contro però può essere potenzialmente pericolosa per il bambino: è legata, tra le altre, alla sofferenza fetale, all’asfissia neonatale ed alla morte morte neonatale, in quanto l’accumulo di acidi biliari può compromettere l’autonomia respiratoria del bambino al momento della nascita. Sarà bene, dunque, non sottovalutarla.
Tra i rimedi c’è l’assunzione dell‘acido ursodesossicolico, che dona sollievo per quanto riguarda il prurito, migliora i parametri fetali e non è connesso a significativi effetti collaterali. Tale terapia potrebbe comportare fenomeni di maleassorbimento di alcune vitamine, specie quelle liposolubili nel lungo termine, pericolo che può essere tenuto a basa assumendo la vitamina K. Così procedendo la patologia può essere tenuta a bada. Una volta dopo il parto i sintomi dovrebbero andare via in maniera naturale.
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