Il progesterone è un ormone che secreto dall’organismo femminile in modo naturale nelle diverse fasi del ciclo, in particolare nella seconda metà, chiamata fase luteale; il progesterone è molto importante per l’apparato riproduttivo perché riesce ad innescare una serie di processi per cui favorisce l’annidamento dell’uovo fecondato; i livelli di progesterone calano se l’uovo non viene fecondato, determinando l’arrivo delle mestruazioni.
Non a caso, una carenza di progesterone nel primo trimestre di gravidanza, può incidere sul suo buon proseguimento. In caso di minaccia di aborto, o anche solo di perdite ematiche non definite, spesso il medico ne prescrive la somministrazione sotto forma di compresse, ovuli o iniezioni. Non tutti i medici concordano sulla necessità di somministrare progesterone, per il fatto che, se la gravidanza è già compromessa si otterrebbe solo lo svantaggio di ostacolare una diagnosi di aborto già in atto.
Nel caso in cui il medico decida di far assumere alla gestante del progesterone, la somministrazione per via vaginale è quella più adottata perché si hanno meno effetti collaterali, una maggior efficacia e assorbimento ed è più facile per la paziente autosomministrarselo.
Una volta entrati nel secondo trimestre di gravidanza, la placenta sostituisce il corpo luteo e produce da sola gli ormoni necessari per il proseguimento della gestazione. In alcuni casi, però, il progesterone dovrà essere ancora somministrato nel caso in cui ci sia un’ipercontrattilità uterina che esponga al rischio di un parto prematuro; il progesterone, infatti, possiede un effetto rilassante sulla muscolatura uterina che lo rende determinante per il mantenimento della gestazione.
4 commenti su “Il progesterone in gravidanza”