E’ di appena qualche giorno fa la notizia dell’arresto del primario di ostetricia dell’ospedale Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, per avere incassato tangenti di 15-20 mila euro da coppie che chiedevano di scalare le liste d’attesa per la procreazione medicalmente assistita.
Ma come si è giunti a questo? Qual è la situazione italiana? L’evento accaduto in Veneto ci da l’opportunità per fare luce sulle liste d’attesa infinite e sul turismo procreativo come realtà anche interregionale.
Nel nostro paese, infatti, le coppie che desiderano accedere alla fecondazione assistita in un centro pubblico di secondo livello devono attendere un tempo variabile da sette mesi a due anni, con ampie differenze da regione a regione: in Piemonte l’attesa è di tre mesi, in Valle d’Aosta di una settimana, nella Provincia autonoma di Trento di due anni, in Emilia Romagna e Sicilia bisogna attendere da dieci a ventiquattro mesi e minimo un anno nel Lazio. La causa di tuttò ciò? Mancanza di fondi e personale.
E chi non può aspettare, ad esempio perchè avanti con l’età, cosa fa? Si sposta in altre regioni. A fare questa scelta sono due coppie su dieci. D’altra parte, di regione in regione cambiano anche ticket ed età massima: in Piemonte, ad esempio, è fissata a 43 anni.
Esiste tuttavia un tavolo tecnico coordinato dall’andrologo Carlo Foresta con l’obiettivo di stilare un protocollo unico per tutte le regioni e l’Istituto superiore di sanità, presso il quale esiste un Registro Italiano della Procreazione medicalmente assistita, ricorda che la legge 40 del 2004 prevede un fondo ripartito in base alla percentuale di donne infertili, sottolienando come non tutte le regioni abbiano però reso noto se e come hanno utilizzato le risorse che sono state loro assegnate.
Si sa però che il Lazio non ha usato i fondi, l’Abruzzo non li ha ripartiti, l’Umbria li ha destinati a una struttura ospedaliera, la Lombardia per istituire una rete dedicata alla procreazione medicalmente assistita, il Piemonte per ridurre le liste di attesa
[Fonte]
1 commento su “Procreazione medicalmente assistita tra liste d’attesa e corruzione”