Si celebra oggi, il Primo Maggio la Festa dei Lavoratori che nasce a Parigi il 20 luglio del 1889 e che è stata lanciata in occasione della Seconda Internazionale: fu indette negli stesso giorni la manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre la giornata lavorativa a otto ore rispetto alle 16 ore al giorno consuete.
L’iniziativa superò immediatamente i confini nazionali diventando il simbolo delle rivendicazioni degli operai e dal 1947, dopo essere stata abolita durante il fascismo, la festa dei lavoratori è diventata una festa nazionale in Italia. Come ricordarle e come celebrala? Ecco tre poesie per i bambini scritte da Gianni Rodari: I colori dei mestieri, Il vecchio muratore, Il treno degli emigranti.
I colori dei mestieri
di Gianni Rodari
Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano un dito
ma il loro mestiere non è pulito.
Il vecchio muratore
di Gianni Rodari
Ho girato mezzo mondo
con la cazzuola e il filo di piombo,
ho fabbricato con le mie mani
cento palazzi di dieci piani:
tutti in fila li vedo qua
e mi fanno una grande città.
Ma per me e per la mia vecchia
non ho che questa catapecchia.
Sono di legno le pareti,
le finestre non hanno vetri
e dal tetto di paglia e di latta
piove in tutta la baracca.
Dalla città che ho costruito,
non so perché sono stato bandito.
Ho lavorato per tutti: perché
nessuno ha lavorato per me?
Il treno degli emigranti
di Gianni Rodari
Non è grossa, non è pesante
la valigia dell’emigrante…
C’è un po’ di terra del mio villaggio,
per non restar solo in viaggio…
Un vestito, un pane, un frutto
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l’ho portato:
nella valigia non c’è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuole venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
Ma il treno corre: non si vede più.
MAGGIO, TRE POESIE PER LA FESTA DEI LAVORATORI
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