Secondo uno studio condotto presso L’Università di Yale la preeclampsia sarebbe causata da una guerra tra utero e placenta che cercano, l’uno di contenere le dimensioni del bimbo, l’altra di aumentarle. Più precisamente, secondo gli autori, lo sviluppo di questo pericoloso disturbo avrebbe a che vedere con l’azione delle cellule del trofoblasto, tessuto che da origine alla placenta e assolve la funzione di nutrire l’embrione, che hanno il compito di aumentare il flusso di sangue verso la placenta stessa.
In una gravidanza normale però l’organismo materno si opporrebbe a questo flusso per garantire la propria sopravvivenza mettendo in allerta i linfociti, cellule che vanno alla ricerca dei trofoblasti per distruggerli e impedire che concorrano all’aumento delle dimensioni del bambino.
A questo punto, è per evitare la distruzione dei trofoblasti che la placenta secerne una proteina, la cosiddetta proteina placentare 13, che raggiunge l’utero attraverso il sangue materno con il compito di attivarne il sistema immunitario: intorno alle vene al di sotto della placenta si crea una necrosi (ammasso di cellule morte e infiammate) che attrae l’attenzione dei linfociti distogliendoli così dalla loro lotta contro i trofoblasti che rimangono così liberi di “ingrossare” il bambino.
Se tutto questo non avviene, afferma il dottor Harvey J. Kliman, la futura mamma potrebbe sviluppare la preeclampsia che, ricordiamo, è una condizione clinica che può interessare la madre dopo la ventesima settimana di gestazione ed è caratterizzata da un aumento della pressione arteriosa, gonfiore di piedi e mani, perdita di proteine attraverso le urine, diminuzione delle piastrine, problemi di coagulazione, rottura dei globuli rossi.
Ancora oggi le cause di questo disturbo, che può avere gravi conseguenze sia per il feto che per la madre, sono sconosciute anche se da tempo si ritiene abbiano a che vedere con alterazioni della placenta.
Per saperne di più:
Gestosi e ipertensione in gravidanza.
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