Portare i bambini in braccio è il gesto più naturale del mondo; tuttavia nelle società occidentali, dove per il trasporto dei piccoli si preferisce ricorrere a carrozzine e passeggini, è un po’ caduto in disuso rimanendo un gesto limitato a brevi momenti, tipicamente quelli in cui il bambino richiede attivamente consolazione o lo si vuole coccolare o intrattenere, anche per il timore che il piccolo cresca “viziato”.
Non è così invece in culture diverse dalla nostra, dove “portare i bambini addosso” anche mentre si è affaccendati in casa, è del tutto normale; negli ultimi anni però questa abitudine comincia a prendere piede anche nel nostro paese, da un lato grazie all’influenza di questi modelli culturali, dall’altro grazie alla pubblicazione di testi che spiegano perchè, oltre ad essere più comodo, tenere sempre i piccoli addosso è un ottimo strumento educativo.
Ci riferiamo in particolare a un testo del quale abbiamo avuto notizia girovagando sul web: Portare i piccoli di Esther Weber edito da Il leone verde. La Weber è svizzera, ma vive in Italia dal 1995; mamma di due bambine è autrice anche del sito www.portareipiccoli.it ed è socia fondatrice e presidente dell’associazione Portare i piccoli, attiva nella promozione della cultura del portare attraverso incontri e corsi gratuiti con i genitori che vogliono fare questa bellissima esperienza.
Il libro è una sorta di guida al superamento del pregiudizio verso la riscoperta di un modo diverso e forse più intenso di vivere il proprio ruolo di genitori a partire proprio dal recupero forte della dimensione della fisicità nella relazione madre-bambino. Non mancano poi consigli pratici, corredati da documentazione fotografica, tesi a dare indicazioni concrete a chi vuole cimentarsi nell’impresa, ma non possiede alcun riferimento tra amici e parenti o nel territorio.
Secondo noi è un testo da tenere assolutamente in considerazione; chissà che non ci conduca verso cambiamenti inaspettati del nostro modo di vivere la maternità.
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