Pippo, l’ippopotamo blu, creato nel 1966 da Santo Alligo e ideato da Armando Testa, noto disegnatore e pubblicitario italiano scomparso nel 1992, è latitante ormai da anni. Anzi è ancora reperibile come immagine sulle confezioni di Huggies Unistar, la linea dei pannolini tradizionali dell’azienda americana, ma non sortisce lo stesso effetto.
Ai tempi in cui ero una bambina rimanevo incollata davanti al televisore quando girava uno spot della Lines (che all’epoca produceva pannolini) oppure il giovedì sera in prima serata con il grande Mike insieme a Susanna Messaggio. Ma Pippo nasce ancora prima, nel lontano 1966 quando la pubblicità era contenuta nel celeberrimo Carosello.
Non è che Pippo è stato dichiarato dal WWF come specie a rischio d’estinzione, è che gli americani non intendono farlo rivivere nelle sue consuete vesti. D’altronde un pupazzo in gomma piuma sarebbe giudicato troppo demodé, più plausibile una versione digitale.
Cosa ha rappresentato per voi Pippo, l’ippopotamo blu? Innanzitutto per me era l’oggetto ambito della raccolta punti. Ed era quindi un altro mezzo di comunicazione tra me e mia madre. non sapevo ritagliare la prova d’acquisto sulla confezione ma sapevo che lo faceva lei per me. Pippo era un personaggio di grossa mole e un pò ingombrante come i pannolini dell’epoca, ma pur sempre rassicurante, con la sua voce nasale e sorniona. Era uno dei tanti pupazzi creati per i bambini e il nostro ringraziamento agli autori vale più di ogni Spot Award, nel ricordo infantile che si fa indelebile e che con un pò di nostalgia ci accarezza i pensieri.
Non ci resta che aspettare la volontà dell’azienda Kimberly-Clark, che ha ascquisito Lines per imporre il marchio Huggies, affinchè possa tornare a vestire i panni di un personaggio animato, magari con una campagnad’informazione simile a quella in cui Topo Gigio è stato protagonista per la profilassi dell’influenza A.
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