I bambini hanno numerose paure e si manifestano nella vita quotidiana nei modi più semplice, per esempio la luce spenta per fare la nanna, gli estranei, il non vedere nella stanza la mamma o il papà. Tutte queste fobie hanno un denominatore comune: si chiama ansia da separazione o paura dell’abbandono. Fa parte della fase di maturazione dei piccolini, ma sono tutte paure che vanno gestite con delicatezza.
Consideriamo che fino all’ottavo mese circa, il bambino crede di essere un’unica cosa con la sua mamma. In questa fase capisce invece che la mamma è una persona diversa, un’altra entità. Ecco qui che subentra l’ansia di separarsene, di essere abbandonato. La cerca con lo sguardo, vuole stare in braccio, essere coccolato e teme il distacco. Quali sono gli errori da evitare?
Prima di tutto partiamo dal presupposto che questo genere di atteggiamento sparirà con la crescita. Essendo quindi causato da un’immaturità, non si può assolutamente pensare che la terapia d’urto possa essere risolutivo. Se il bimbo ha paura del buio, accompagnatelo al sonno con una lucina, che sia un punto luce o una lampada particolare, lasciate che qualcosa illumini la stanza.
Un’altra cosa importante è non prenderlo in giro, soprattutto se il piccolo ha più di 2 anni. Mortificarlo o farlo sentire in imbarazzo potrebbe peggiorare la paura e spingerlo a una prova di coraggio (come dormire al buio) per cui non è pronto, creando magari stati di ansia (insonnia, pipì a letto). Non bisogna neanche cercare di mediare sulle paure: non si può trattare con questo genere di problema. Faccio un esempio: se dimostri di non avere paura del buio, domani ti porto al parco… o cose simili. Non serve a nulla. Sono emozioni incontrollabili.
Questo genere di ansia si superano con l’amore e la sicurezza di mamma e papà. Se poi dovessero diventare patologiche, è meglio consultare un esperto.
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