Partorire in casa un tempo era la norma. Arrivato il momento clou, papà, o la nonna correvano a chiamare quella che un tempo veniva definita levatrice e il miracolo della vita si ripeteva nell’intimità delle stanze della propria casa. Negli ultimi diecenni però la nascita, il parto, così come l’intera gravidanza sono divenuti sempre più medicalizzati al punto da far ritenere ai più che l’ospedale e la clinica siano i luoghi in assoluto più idonei per mettere al mondo un bambino. E’ questo è senz’altro un bene. Partorire in ospedale ci garantisce delle sicurezze che in casa non avremmo per lo meno in talune circostanze “difficili”. Il parto in casa però andrebbe rivalutato e dovrebbe far parte delle opzioni nascita che si presentano alla futura madre.
A dirlo non sono certo io ma una revisione di studi Cochrane sul tema. Secondo un team di studiosi danesi , infatti, tutti i paesi dovrebbero investire risorse per la creazione di servizi che incoraggino le donne a partorire in casa e i medici dovrebbero adeguatamente informare tutte le donne in gravidanza, non a rischio chiaramente, dell’esistenza di questa possibilità. Il parto in casa infatti non solo è sicuro ma vede ridotto anche il rischio che la partoriente vega sottoposta ad interventi medici superflui durante il travaglio e il parto (tra questi il cesareo e l’epidurale).
Sembra inoltre che partorie in casa riduca il rischio di complicanze quali lacerazioni perineali ed emoraggie post partum. La partoriente, inoltre ha un maggiore controllo della situazione e beneficia dell’atmosfera intima che si crea in casa e della maggiore privacy che assicura l’ambiente domestico. Certo si tratta di scelte che bisogna ponderare con grande attenzione, in base alla propria situazione personale.
Ma, stando al parere degli esperti danesi, il parto in casa è senz’altro una possibilità da tenere in considerazione.
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