Secondo un’indagine del Ministero della Salute sull’appropriatezza del ricorso al parto cesareo nel nostro Paese, il 43 per cento dei parti cesarei fatti in Italia nel 2010 è ingiustificato. Troppe le diagnosi di posizione anomala del feto, condizione che giustifica il ricorso al parto chirurgico ma la cui incidenza è nettamente inferiore a quanto le cartelle cliniche degli ospedali italiani farebbero pensare.
Ricorrere al parto cesareo quando non vi è nessun motivo reale per farlo, sottolinea il ministro della salute Renato Balduzzi, rappresenta un enorme spreco di denaro pubblico oltre che, “dettaglio” questo che interessa noi donne più da vicino, un rischio inutile per la salute della partoriente e del suo bambino. Il taglio cesareo aumenta infatti di tre volte il rischio di decesso post-partum per complicanze e di trentasette volte il rischio di lesioni all’utero che possono generare una rottura dell’utero alla gravidanza successiva. A meno che non sia strettamente necessario farvi ricorso, dunque, è di gran lunga preferibile il parto naturale.
Interesse del ministero è anche fare chiarezza e un po’ di ordine sulla documentazione relativa ai parti date le notevoli incoerenze rilevate tra le cartelle cliniche e le schede di dimissioni ospedaliere. Incoerenze spesso dovute alla mancata compilazione della cartella clinica stessa. Accade in 12 regioni italiane, in particolar modo in Sicilia che detiene il record assoluto con il 72 per cento di cartelle cliniche vuote. Seguono la Lombardia (31%), il Lazio (24%) e la Calabria, mentre si distunguono per coerenza il Veneto e la Valle d’Aosta.
Tuttavia, le verifiche svolte dai NAS dei carabinieri per conto del ministero, pur svelando incongruenze meritevoli di ulteriori approfondimenti, non ci dicono nulla, ed è naturale che sia così, sul perchè il cesareo, giustificato o meno, sia in costante aumento in Italia. Spesso infatti sono le donne stesse a chiedere di poter partorire chirurgicamente e non in modo naturale. Fenomeno che merita anch’esso una maggiore comprensione.
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