Parlare al feto mentre si trova nel pancione, fargli ascoltare la musica, magari leggergli una fiaba: si è sempre pensato che interagire con il feto all’interno del pancione fosse importante per la formazione del bambino. Convinzioni che alla fine si rivelano come un falso mito: i feti riescono a malapena a sentire il rumore che proviene dall’esterno e di certo non riescono ad ascoltare la voce di mamma e papà o gli input che gli arrivano dall’esterno.
La conferma arriva dallo studio condotto da Marisa Lopez-Teijón e dalla sua equipe dell’Institut Marquès presentato all’Istituto Karolinska e l’Università di Stoccolma sulle capacità di udito del feto.
E lo studio ha dimostrato che i feti riescono a sentire appena il rumore che proviene dall’esterno andando a smantellare un mito: a conferma, i dati che sono stati raccolti tra pazienti tra la 14ma e la 39ma settimana di gestazione considerando che i feti cominciano a sentire intorno alla sedicesima settimana.
Per poter ottenere la massima intensità del suono, è stato anche ideato uno speciale dispositivo che trasmettesse la musica per via intravaginale: il Babypod capace di emettere onde sonore fino ad un massimo di 54 decibel, il livello di una normale conversazione.
Il team svedese ha osservato tramite delle ecografie la reazione del feto nel momento in cui si ascoltava la musica classica trasmessa per via addominale e vaginale.
Con la trasmissione del suono per via vaginale, l’87% dei feti ha reagito con movimenti della testa e degli arti, della bocca e della lingua, tutti gesti che smettevano quando cessava anche la musica e il 50% dei feti ha reagito con movimenti molto intensi.
Discorso diverso, molto diverso con la trasmissione della musica tradizionale: trasmessa con un volume medio di 98,6 decibel sull’addome della donna in attesa non sono stati osservati cambiamenti nelle espressioni facciali del feto.
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