L’uso del paracetamolo nei bambini, principali assuntori di questa sostanza, per curare la febbre e alleviare dolori di vario tipo, è una pratica che da decenni è sotto ricerca dagli enti che se occupano, come l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e l’ISS (Istituto Superiore di Sanità).
Meno di un anno fa era stata pubblicata una ricerca neozelandese, che fa capo all’Otago University di Wellington (Nz) e che ha messo in evidenza che asma e allergie nei bambini potrebbero dipendere dall’assunzione di farmaci a base di paracetamolo nei primi mesi di vita.
Il tema è tornato nuovamente alla ribalta perchè l’ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and drug Administration (Fda) ha invitato le aziende farmaceutiche a limitare il dosaggio del paracetamolo, dopo alcune segnalazioni di danni al fegato.
Questa questione è arrivata anche all’esame dell’Aifa, che l’ha inserito per la valutazione nell’ordine del giorno della prossima riunione della Commissione tecnico-scientifica programmata per il 2 e 3 febbraio.
Il paracetamolo, molto usato per il trattamento di febbre e dolore anche nei bambini piccolissimi, finora è sempre stato considerato piuttosto innocuo, al punto da essere tra i pochi principi attivi che si possono assumere in gravidanza. La scelta rispetto agli antifebbrili per bambini poi è molto ristretta, (infatti sono solo due i principi attivi innocui e ben tollerati dai più piccoli, e sono il paracetamolo e l’ibuprofene, da dare in dosi proporzionate al peso). Il fronte delle mamme e non solo, attende quindi con ansia che si vada verso una chiarificazione di questi dubbi, perché non sembra un comportamento responsabile somministrare così frequentemente e massicciamente un farmaco ai bambini, oltre che agli adulti, aumentando la possibilità che si verifichino eventuali danni, senza conoscerne ampiamente e profondamente i rischi e gli effetti collaterali.
Il farmacologo Silvio Garattini ha invitato, in ogni caso, a non creare allarmismi pur approvando la decisione della Fda di sollecitare le aziende farmaceutiche a ridurre i dosaggi di paracetamolo a non più di 325 g per compressa in quei farmaci da prescrizione in cui il comune principio attivo fosse associato ad altre sostanze.
In questa categoria non rientrano quindi né i farmaci da banco vendibili senza ricetta medica (Otc) né quelli con paracetamolo per bambini.
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