Molte volte abbiamo parlato di prevenzione e di quanto sia importante un esame come il pap test, che permette di individuare la presenza di infezioni, ma anche di un eventuale tumore. Ricordiamo che l’HPV, il celebre papilloma virus, è la principale causa di infezione ed è estremamente diffuso. Allo stesso modo, seppur raro, è ritenuto responsabile di creare delle lesioni pre-tumorali.
Fatta questa premessa, che tra l’altro non è nuova, ma che è bene ogni tanto ricordare, è necessario pensare positivo: la maggior parte delle infezioni da HPV sono transitorie e non causano alterazioni precancerose. Detto ciò è fondamentale curare le infezioni e soprattutto riconoscerle per tempo. Per questo motivo sono stati sviluppati di biomarcatori con cui identificare quelle che possiamo definire “infezioni pericolose”.
Quali sono questi biomarcatori? Abbiamo la PROTEINA p 16 ( INK4a ), che – come racconta il dottor Nicola Biasi a Medicitalia – viene iperespressa in cellule displastiche a causa del virus HPV ad alto rischio. Esiste un nuovo test, che sfrutta proprio questa proteine ed è molto preciso. È in grado di identificare neoplasie cervicali intraepiteliali di alto grado (CIN2+) nelle donne con risultati del PAPtest ASC-US o SIL di basso grado.
È uno strumento sia di diagnosi sia di prevenzione davvero importante e questo nuovo strumento è un passo avanti fondamentale sia nella gestione del paziente sia nella cura. Ora torniamo a parlare da donna a donna. Che cosa dobbiamo fare? Certo non spetta a noi chiedere esami simili. Noi dobbiamo ricordarci di andare dal ginecologo almeno una volta l’anno e fare una visita. Il pap test può essere ripetuto ogni sei mesi, annualmente o ogni due anni, in base all’età e alla storia clinica.
Si tratta di un esame poco invasivo, semmai un pochino fastidioso e anche economico. Non c’è quindi da vere paura, ma anzi… la paura deve venire quando ci trascuriamo. Facciamolo per noi, per chi ci ama e per chi ci sta vicini.
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